La vicenda del sequestro e della morte di Giulio Regeni, trovato morto il tre febbraio scorso al Cairo, è di una semplicità disarmante: è la terribile fine di un agente sotto copertura che ha perso la vita in una intricata storia internazionale. Incomprensibili sono le parole di chi ritiene infangante attribuirgli l’appartenenza ai servizi segreti. Chi fa quella scelta la fa per amore degli altri, per difendere i suoi connazionali. Quante vittime tra di loro? Nicola Calipari, Vincenzo Li Causi e tutti quelli che non sappiamo. Il rispetto vero per Regeni sta proprio in questo: capire il valore della sua professione. E di quanto sia difficile vivere dissimulando parte di se stessi.
Qui di seguito il manuale istruttivo che i servizi segreti italiani insegnano agli agenti del controspionaggio sotto copertura. Quello che state per leggere è testualmente quanto c’è scritto:
“Prima di diventare operativo, l’agente deve mascherare le sue funzioni clandestine con una attività rispettabile e crearsi una copertura… La copertura ha lo scopo di mostrare una funzione dell’agente che non corrisponde alla realtà. La scelta dell’attività di copertura deve preferibilmente corrispondere alle sue conoscenze; quanto meno egli deve padroneggiare la terminologia propria del settore di scelta… Il tenore di vita dev’essere naturalmente conforme a quello proprio della relativa professione. Non dite di essere meccanici se avete mani da pianista! Da un punto di vista generale, l’agente deve soprattutto fare in modo di essere credibile nell’esercizio della sua falsa professione”
MG