IL TESTO DELL’ARTICOLO SULL’INCENDIO ALLA NITROLCHIMICA S.P.A. DI SAN GIULIANO MILANESE CHE HO SCRITTO PER LIBERO DI VENERDI’ 9 SETTEMBRE 2022
“Meglio non respirare ancora a pieni polmoni: l’aria odora di sostanze chimiche. A San Giuliano milanese, il giorno dopo l’incendio che ha distrutto la Nitrolchimica spa, specializzata in solventi e in smaltimento di rifiuti pericolosi, provocando una nube di fumo nero e denso, ci sono ancora al lavoro alcune squadre di vigili del fuoco e di tecnici specializzati dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). Che hanno posizionato sofisticati rilevatori “per valutare” ,come spiegano in Prefettura, a Milano, “l’eventuale impatto ambientale”. Le particelle dell’aria analizzate non daranno risposte definitive, però, prima di due o tre giorni. Al momento prevale un cauto ottimismo, anche da parte dell’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo. Il Ccs (Centro coordinamento soccorsi), è stato sciolto, ma, indirettamente, viene confermata la possibile presenza di amianto, contenuto in abbondanza, come rivelato ieri da Libero, dal tetto della fabbrica di San Giuliano andata a fuoco. “Il tetto era tutto in amianto” ci aveva assicurato una fonte sul posto. “Per avere i dati definitivi, compresi quelli sull’amianto” hanno detto dalla Prefettura a Libero, “dovrete rivolgervi all’Arpa fra qualche giorno”. Il che, appunto, suona come una conferma di quanto scritto dal nostro giornale.
La notizia del giorno di ieri è che il Procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, che coordina le indagini sull’incidente di mercoledì mattina 7 settembre, ha convocato un vertice in Procura a cui hanno partecipato tutti “i servizi che hanno operato e che stanno operando per mettere in sicurezza la zona”. Prima di valutare l’eventuale possibilità di iscrivere qualcuno nel registro degli indagati, nel fascicolo aperto per incendio doloso e per lesioni gravi, gli inquirenti ritengono necessario indagare a fondo e ad ampio raggio per valutare le ipotesi più attendibili, tra le quali non ci sarebbe quella del dolo. Anche se, contrariamente alle prime dichiarazioni dei dipendenti, qualcuno, forse in cerca di polemiche, comincia a chiedersi sui social se davvero la sicurezza del sito fosse garantita al cento per cento. Per adesso non ci sarebbe certezza assoluta neanche sull’innesco dell’incendio e sulla provenienza delle tre esplosioni che gli operai hanno detto a Libero di aver sentito.
La pista che sembra riscuotere maggiore attenzione è quella dell’errore umano. Da fonti inquirenti trapela, infatti, che le fiamme sarebbero divampate da “un bancale”. C’è chi punta l’indice verso il reparto solventi, mentre a Libero, alcune testimonianze hanno raccontato che i botti sarebbero arrivati dalla zona smaltimento rifiuti pericolosi. Come mostrerebbe il video ripreso dalle telecamere di una struttura industriale limitrofa e acquisito dalla Procura di Lodi. Le immagini farebbero vedere proprio l’operaio gravemente ferito inserire in un macchinario alcuni rifiuti. Uno, a quanto si ipotizza, bollente. La vampata sarebbe partita in quel momento. Questa circostanza indicherebbe, dunque, nell’errore umano, l’origine del disastro che ha distrutto tutta la fabbrica, fatta eccezione per gli uffici. Aspettiamo, però, gli sviluppi delle indagini per evitare l’eventuale scorciatoia del capro espiatorio. Riccardo Bellano, amministratore delegato di Nitrolchimica, ha detto “Sono vicino alle famiglie dei due feriti. E resto, comunque, a disposizione degli enti preposti”.
Ironia della sorte proprio il giorno prima, martedì 6 settembre, l’azienda aveva organizzato una esercitazione antincendio.
I due operai che hanno subito le conseguenze più serie, Sergio De Donato e Francesco Pacilli, sono ancora ricoverati. Il più grave, il 44 enne De Donato, è stato trasportato dall’ospedale San Gerardo di Monza al Niguarda di Milano, dove operano un eccellente reparto per le grandi ustioni e una banca del tessuto che cura con la tecnica delle staminali, famosa in tutto il mondo. La stessa dove fu “ricostruito” Pasquale Padovano, l’unico sopravvissuto dell’incidente all’aeroporto di Linate del 8 ottobre 2001 che costò la vita a 118 persone. È la conferma che le condizioni di De Donato, con il 50 per cento del corpo con ustioni del terzo e del quarto grado, siano ancora gravi.
Mentre San Giuliano cerca di tornare alla normalità e le aziende del comparto industriale di Sesto Ulteriano stanno riprendendo, anche se parzialmente, l’attività, la giunta comunale, guidata dal sindaco Marco Segala, è al lavoro h 24 per monitorare la situazione e per deliberare in tempi stretti tutti gli interventi per garantire tranquillità alla cittadinanza. Che, però, potrà essere decretata non prima della metà della settimana prossima, quando Arpa dirà se da San Giuliano si è liberata una pericolosa nube tossica.
Marco Gregoretti”