Il lavoro dei Carabinieri della sezione investigazioni scientifiche non è stato molto difficile. Raffaella Ragnoli, 57 anni, casalinga, nella notte tra sabato 28 e domenica 29 gennaio, interrogata dai Carabinieri davanti a Flavio Mastronaro, magistrato di turno della Procura della Repubblica di Brescia, ha confessato di aver ucciso, nella cucina, al pian terreno della loro abitazione, in via Carlina, a Nuvolento, nel bresciano, paese di quattro mila anime, il marito, Romano Fagoni, 59 anni, operaio disoccupato. Un numero imprecisato di coltellate alla gola hanno messo fine alla tremenda lite coniugale e alla vita di suo marito. È stato il figlio adolescente, 15 anni, a dare l’allarme al 118. Ma quando medici e infermieri sono arrivati insieme ai militari dell’Arma del nucleo operativo di Brescia, Fagoni era morto. “L’ho ucciso io” avrebbe detto subito, agli stessi soccorritori, la donna il cui fermo è stato confermato all’alba di ieri.
Gli investigatori stanno cercando di capire, anche indagando a ritroso, in quale contesto sia maturato un omicidio così efferato. Lo senario esistenziale della coppia racconta una situazione di difficoltà economiche importanti che si aggiungono alle problematiche legate alla presenza della madre anziana della vittima, bisognosa di assistenza. In questo quadro di tensione si sarebbe scatenato un diverbio sfuggito al controllo e finito con l’assassinio dell’operaio. Durante l’interrogatorio notturno Raffaela Ragnoli avrebbe descritto al magistrato un clima famigliare drammaticamente litigioso. Continui scontri che rendevano molto complicato un menage che andava davanti da più di trent’anni, da quando, nel 1992, Raffaella Ragnoli e Romano Fagoni si erano spostai e avevano esso al mondo una figlia, oramai maggiorenne e che non vive più con i genitori.
I Carabinieri da sabato notte, dunque, sono impegnati anche in un lavoro di ricostruzione attraverso le testimonianze di amici e di parenti. Eppure mai in caserma erano arrivate segnalazioni di discussioni accese oltre il dovuto o di denunce per percosse o per maltrattamenti. “È la prima volta che entriamo in questa casa” hanno detto i Carabinieri. È sorpreso anche Giovanni Santini, sindaco di Nuvolento: “Conosco la famiglia. Sono davvero esterefatto, non lo avrei mai immaginato. Raffaella è una donna disponibile, per la parrocchia e per il Comune. Se la coppia viveva tensioni riusciva a nasconderlo bene”.
C’è un altro problema serio da affrontare, adesso. Riguarda quello che sta vivendo un ragazzo di 15 anni che ha assistito a una discussione i cui toni esacerbati hanno superato la soglia dell’udito fino a quando sua madre ha preso un lungo coltello da cucina con il quale ha colpito più volte alla gola il padre, tranciandogli la carotide, senza dargli scampo. “Se la presunta litigiosità della coppia fosse il movente dell’omicidio” osserva parlando con Libero la scrittrice Barbara Benedettelli, autrice di diversi libri dedicati ai femminicidi e ai maschicidi, e ai delitti nei microcosmi delle quattro mura domestiche, “si confermerebbe che la reciprocità della violenza in un coppia sia da studiare con rigore per trovare le corrette azioni di prevenzione. Gli studi pubblicati dalla fine degli anni settanta negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dimostrano che la violenza è un fattore di rischio sia per gli uomini che (soprattutto) per le donne. Il dato globale che emerge è che la reciprocità è presente nel 57,9 % dei casi”. Nessuno sa che cosa si nasconda dietro quella porta.
Marco Gregoretti