Alla fine non è successo nulla. Nessun venerdì nero di violenza antagonista, per fortuna. Sarà per effetto del dispositivo della Questura che ha mobilitato alcune centinaia di uomini tra Poliziotti, Carabinieri e militari della Guardia di finanza, sarà perché gli anarchici del centro sociale Galapittes ritenevano un successo tattico il semplice arrivare nel cuore della città, ma dalle 16 alle 18,30 di ieri pomeriggio, davanti al Municipio di Milano, in piazza della Scala, non sono volati insulti e schiaffi. Anzi. Sembrava quasi quasi di essere a una specie di tavola rotonda all’aperto. Mentre i Carabinieri erano schierati davanti alla galleria Vittorio Emanuele, gli agenti e i finanzieri presidiavano via Manzoni, risuonavano le parole di Flavio Rossi Albertini, l’avvocato difensore di Alfredo Cospito, oggi al 121 giorno di sciopero della fame, che arringava contro il 41 bis e la “diffusione di notizie false”.
Ecco la cronaca di un pre week end non da paura. Alle 16,10, alla chetichella, cominciano ad arrivare gli anarchici “fratelli e compagni di Alfredo (Cospito)”. Alla fine saranno circa 70 in tutto. “Per loro” ha dichiarato il parlamentare di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato “schierate centinaia di Forze dell’ordine. Lo Stato non può cedere ai ricatti”. Alle 16,20 issano uno striscione bianco tra gli alberi dell’aiuola in mezzo alla piazza. Non si legge molto bene quello che c’è scritto. Più chiaro il contenuto del lenzuolone, nero, steso e tenuto ai lati da alcune ragazze. “Contro il 41 bis. Per un mondo senza galere”. In quel momento, davanti a Palazzo Marino, ci sono ancora più cronisti che manifestanti. Veniamo invitati a non avvicinarci troppo per scattare le foto. “State lontani. Ancora di più!!! Scrivete un mucchio di falsità!”. Compare l’ anarchico che distribuisce un volantino ai suoi “compagni”. Chissà perché, visto che sono stati loro ad averlo compilato. “Sono un giornalista, posso averne uno anche io?”. La sua espressione “faccio brutto, che cazzo vuoi” è comparsa quando ha sentito “Sono un giornalista…”. Ma, poi, ha allungato il volantino :”Alfredo Cospito è un detenuto anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre… la sua lotta è contro il 41 bis e l’ergastolo…”. Il testo, 40 righe fitte fitte che tirano in ballo anche lo psichiatra padre della legge 180, Franco Basaglia e rivolgono al sindaco Beppe Sala l’accusa preventiva di violento (che suona un po’ come minaccia) se dovesse firmare il tso (trattamento sanitario obbligatorio) a Cospito, viene letto diverse volte, a turno da più partecipanti al presidio. A proposito, da notare, la buona dotazione tecnologica: collegamenti in diretta e, per arringare, non il romantico megafono, ma un microfono gelato con relativo impianto di diffusione audio professionale. In questo scenario surreale dove “convivono” un gruppetto di persone, di età compresa tra i 20 e i 70 anni, che leggono comunicati e intervistano avvocati in diretta e alcune centinaia di addetti all’ordine pubblico in tenuta antisommossa, vien voglia di riprovare a parlare con uno dei contestatori. Anche perché, oramai sono quasi le 18,00 e la piazza comincia a svuotarsi. Quattro “presidianti” stanno conversando tra loro e hanno l‘aria di essere ben documentati, due uomini e due donne “Non mandatemi subito a quel paese. Sono un giornalista di Libero, vorrei capire meglio, qualcuno può parlare con me?”. Risponde il ragazzo più giovane: “No, mi dispiace. Non parliamo con voi e non rilasciamo interviste… “ “Ma neanche una chiacchierata anonima…” “Guarda è un decisione collettiva: stiamo in silenzio con la stampa”. Speriamo che per finire sui media non scegliate quel linguaggio spaccatutto che abbiamo visto nei giorni scorsi.
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