L’accusa per quel nonno, 67 anni, di Bernareggio, 11 mila abitanti nella provincia di Monza e Brianza, è pesante e fa prudere le mani: abuso sessuale nei confronti di una minorenne. Sua nipote. Il gip del Tribunale di Monza, su richiesta del pubblico ministero, lo ha fatto arrestare dai Carabinieri della stazione del centro brianzolo. L’ordinanza gli contesta il reato di “violenza sessuale con minore di anni diciotto”. E ora si trova in carcere.
La presunta violenza sessuale sarebbe avvenuta cinque mesi fa, nel dicembre del 2022. L’adolescente, ospite nella casa dei nonni paterni, stava riposando nella stanza del “lettone”. Il suo dormiveglia fu bruscamente interrotto dalle “attenzioni particolari del 67 enne”, come si legge nei verbali agli atti. In sostanza la ragazza, convinta di trovarsi nel luogo per antonomasia più sicuro, è stata costretta a sottrarsi rapidamente alle presunte indecenti azioni criminali del nonno. Scrivono i Carabinieri:“…Si sarebbe avvicinato strusciandosi e palpeggiandola, inducendola ad alzarsi e a uscire velocemente di casa per poi chiamare la mamma e raccontarle l’accaduto”.
Non deve essere stata una decisione facile quella di denunciare il suocero. Ma lo scorso mese di marzo, la madre della giovane, si è presentata in caserma e sono partite le indagini dei militari dell’Arma di Bernareggio. Gli accertamenti, che in questi casi sono meticolosi e condotti con l’ausilio di esperti, hanno convinto la Procura della Repubblica di Monza che l’adolescente era stata vittima di un abuso. Ed è stato disposto l’arresto del nonno
Vista la delicatezza della situazione e per proteggere la ragazza, investigatori e inquirenti non forniscono altri dettagli. In effetti troppo spesso capita che le vittime dei reati sessuali finiscano in un tritacarne fatto di illazioni e di delegittimazione.
Purtroppo la piaga della pedofilia, che viene a volte derubricata come “malattia”, mentre è un perverso atto criminale, è estesa e imprevedibile. Nel senso che occorre avere mille occhi per proteggere i bambini e gli adolescenti. “ll pedofilo” spiegano gli esperti “studia le strategie di avvicinamento. Il prete che si macchia di questa colpa prima è pedofilo poi è prete. E così l’animatore, l’allenatore…”. Sistema usato anche dal “migliore amico di famiglia”. Come racconta, con grande sofferenza, a Libero, una mamma a cui, il “caro amico”, appunto, di cui si fidava ciecamente e a cui volte lasciava in custodia la propria bambina piccola, ha provocato il dolore più grande del mondo. “Anche lui” ricorda con tutta l’angoscia e la tristezza che ha ancora in corpo, “aveva una figlia dell’età della mia. Credevo che le facesse giocare insieme. Invece, per anni le ha abusate…”.
Il crimine della pedofilia è assolutamente trasversale, a volte si presenta organizzato in una sorta di lobby che si autoprotegge e alligna in ogni ambiente, in qualsiasi strato sociale e coprendo praticamente ogni range anagrafico, dai 18 ai 90 anni. Implementando una statistica che toglie il fiato. Secondo la polizia postale in un anno in Lombardia, anche con l’utilizzo della rete, sono stati adescati 480 minorenni: 56 avevano meno di 13 anni. La storia recente insegna che proprio a Milano insospettabili “vip” della cultura e dell’arte andavano a caccia di bambini e di bambine. Muovendosi in un mondo dove a volte, insegna la storia di Bernareggio, non ci si può più fidare neanche dei nonni.
Marco Gregoretti