Archivio di Greg. 13 e 14 novembre 2015, Parigi. 138 vittime, 93 al Bataclan dove era in corso un concerto metal. Trovò la morte anche Valeria Solesin, giovane ragazza gioiosa e sorridente. I soldati di Isis sparavano e uccidevano. Fecero scempio dei cadaveri. Qui i testi del lungo servizio che realizzai per la trasmissione Top Secret di Canale 5. E una galleria fotografica

Parigi. 13 e 14 novembre 2015. Isis attacca gli innocenti
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Valeria Solesin e i suoi genitori (Dal Corriere Veneto)

Parigi 13 e 14 novembre 2015. Il punto più alto
Erano le 21,40 del 13 novembre 2015. Parigi. Rue Voltaire. All’interno del Bataclan 1500 spettatori stavano seguendo il concerto del gruppo Eagles of Death Metal cominciarono a sparare. Erano Ismael Mostefai, Samy Amimour, Foued Moahmed-Aggad cominciarono a sparare. I tre soldati dell’esercito di Al Bagdadi, il Califfo di Isis erano armati di AK 47, bombe a mano, fucile a pompa e cintura esplosiva indossata. La conta fu terribile: 93 morti tra cui la ragazza italiana Valeria Soresin. Altro sangue seminarono quella notte i soldati di Allah mandati da Al Bagdhadi. Uccisero 13 persone a Le Carillon e al Le Petit Cambodge, 3 al Café Bonne Bière e a La Casa Nostra, 20 a La Belle Équipe e 1 allo Stade de France. Morì più tardi anche uno dei feriti. In tutto le vittime furono 130. Ma la notte di Parigi rappresenta un salto di qualità per l’introduzione di antichi rituali: i cadaveri furono a lungo tenuti nascosti dalle autorità francesi per non far vedere ai parenti le mutilazioni e gli squartamenti. Uno dei terroristi aveva filmato il tutto ed era pronto a metterlo in rete se non fosse stato ucciso dalle forze speciali. I morti del Bataclan subirono quel che subirono nel 1571 Marcantonio Bragadin e i suoi soldati quando furono sconfitti dai Turchi ai quali dovettero consegnare le chiavi di Venezia. La storia si ripete
segnare le chiavi di Venezia. La storia si ripete

Erano le 21,40 del 13 novembre 2015. Parigi. Rue Voltaire. All’interno del Bataclan 1500 spettatori stavano seguendo il concerto del gruppo Eagles of Death Metal. Fuori tre uomini vestiti di nero. Dopo aver parcheggiato una Wolksvagen Polo nera cominciarono a sparare. Erano Ismael Mostefai, Samy Amimour, Foued Moahmed-Aggad. Allah u akbar, Allah è grande, urlavano i tre soldati dell’esecito di Al Bagdadi, il Califfo di Isis. Armati fino ai denti. AK 47, bombe a mano, fucile a pompa e cintura esplosiva indossata. Sulle spalle uno zainetto tattico: serviva per tenere i caricatori. Le note di Kiss the Devil facevano da involontario sottofondo alle raffiche di mitra. I primi dieci corpi rimasero per terra così, subito, all’ingresso. C’era anche quello di Nick Alexander un collaboratore degli Eagles of Death Metal.

I tre terroristi sparavano verso il bar. I componenti della band si misero in salvo. Intanto dalla platea Ismael, Samy e Foued sparavano nel mucchio. La gente scappava, chi sul tetto, chi, con l’aiuto degli addetti alla sicurezza, dalle porte d’emergenza. Cominciò la mattanza. Furono vere e proprie esecuzioni. Uccisero anche quelli che si fingevano morti, sdraiati per terra.

Alle dieci di sera due agenti entrarono nel Teatro. Avevano solo la pistola. Amimour li minacciava con il Kalashnikov. Ma i due poliziotti riuscirono a ripararsi e a uccidere l’attentatore. Il giubbotto esplosivo scoppiando dilaniò il corpo di Amimour. Chiamarono i rinforzi. Nel giro di pochi minuti, alle 22,09, erano sul posto 60 agenti delle squadre speciali. Altri dieci arriveranno alle 22,45. I poliziotti e i soccorritori contarono dentro il teatro 93 morti. A terra c’era anche Valeria Soresin, la ragazza italiana morta dissanguata. Altre vittime ci furono quella notte a Parigi. 13 al Le Carillon e al Le Petit Cambodge, 3 al Café Bonne Bière e a La Casa Nostra, 20 a La Belle Équipe e 1 allo Stade de France. Morì anche uno dei feriti facendo salire il totale a 130.

Alcuni ufficiali interrogati dalla Commissione d’inchiesta sulla strage raccontarono lo stato in cui furono trovati i corpi. Persone sgozzate, decapitate, senza dita, senza mani, senza piedi. Gli uomini evirati. Le donne, al primo piano, mutilate. Una carneficina senza senso e senza umanità che ricorda le azioni degli Hashashin, la prima setta terrorista islamica medioevale, o quel che fecero i turchi a Marcantonio Bragadin e ai suoi soldati quando consegnò, nel 1571, le chiavi di Venezia, dopo essere stato sconfitto. Ma è anche uno scenario che secondo alcuni investigatori lascia immaginare la presenza di complici all’interno del Bataclan: non erano solo in tre. Soltanto una cosa andò male agli assalitori, come è stato raccontato a Top secret: non riuscirono a inviare alla centrale Isis i filmati delle vittime sfigurate. Li avevano avevano girati con gli smartphone

Il Bataclan era da tempo stato inserito dai servizi segreti francesi tra i luoghi sensibili. Ma ciò non bastò a evitare il dramma. Un operatore di intelligence con cui Top secret ha parlato ha voluto, però, precisare che, in realtà non ci fu alcuna falla nella sicurezza. La decisione dei terroristi di entrare al Bataclan fu l’attuazione di un piano b: se allo Stade de France fosse andato storto qualche cosa, come in effetti accadde, il luogo del concerto rock metallico sarebbe stata una valida alternativa.

Il 13 novembre 2015 ha agito l’avamposto di un esercito che combatte la guerra all’orientale, una guerra che noi non riusciano a vedere, piena di trappole, di falsificazioni, di obiettivi tranello, di astuzie giudiziarie, di determinazione. È l’esercito dello Stato islamico del Califfo Al Bagdadi. Un personaggio su cui si sa pochissimo ma che è riuscito a creare una rete criminale efficiente e ricca. Isis è dotata di newsmagazine, di agenzie di stampa, di finanziatori. Gestisce il traffico della droga, delle armi, degli esseri umani. Capitalizza perfino sul dramma degli immigrati: è sua la gestione dell’organizzazione degli scafisti. C’è poco sul Califfo negli archivi. Ma una notizia è sorprendente: nel periodo della prima guerra del Golfo soggiornò per qualche mese in Italia. Per poi trasferirsi in Iraq.

Secondo il Mossad a gennaio del 2016 gli operativi della jihad in Europa erano 1680: 162 in Italia. I servizi segreti israeliani rivelano che molti di loro sono arrivati con documenti falsi e dotati curricula professionali come operatori dei media, informatici, traduttori. Quel numero in pochi mesi è quadruplicato: ora sono 5mila. E questo rende molto difficile l’azione preventiva delle intelligence e quella repressiva delle polizie.

Ancora oggi non sappiamo con precisione da quante persone era davvero composto il commando del 13 novembre 2015. Forse non lo sa neanche il procuratore della repubblica di Parigi Fracois Molins. La mente degli attentati sarebbe quella di Abdelhamid Abaaoud cittadino franco-belga. Ma il condizionale è d’obbligo.

Ancora avvolto dal mistero il vero ruolo dell’altro presunto ideatore della strage, Salah Abdeslam, nato in Marocco con nazionalità francese, 26 anni. Non si fece esplodere come suo fratello Braim. E svanì nel nulla. Il 18 marzo fu arrestato a Bruxelles, in un appartamento di Molenbeek durante un assalto della polizia. Insieme a lui finirono in prigione altri quattro sospettati. Per quattro mesi Salah era riuscito a sfuggire alla cattura passando anche dall’Italia. La sua auto fu segnalata alla polizia di frontiera, nelle ore successive alla strage. Ma il cablogramma non fu letto in tempo.

Marco Gregoretti
LA GALLERIA FOTOGRAFICA