Che nelle redazioni dove ho lavorato, soprattutto in quella importantissima di Panorama il nome di Marco Mancini, detto “tortellino”, ex brigadiere dei Carabinieri, capo dell’antiterrorismo del Sismi (oggi Aise, servizio segreto con competenza internazionale) diretto dal generale Niccolò Pollari, circolasse sottotraccia come “buon amico” di alcuni miei colleghi suoi “buoni amici”, non era poi così raro. Si diceva, si supponeva, si constatava, si capiva… Finché, un bel giorno, dell’ex numero due del Sismi e poi capo del Dis (Dipartimento informazioni per la sicurezza, in sostanza il coordinamento di Aise e Aisi) dal 2014 al 2021, si seppe senza ombra di dubbio alcuno. Alcuni giornalisti (per carità di patria risparmio i nomi anche se uno in particolare mi verrebbe voglia di farlo perché è sempre in tv a pontificare in maniera spocchiosa…) vennero beccati con le mani nella marmellata. Porca tr…. Noi a farci il mazzo a cercare notizie, verificarle, h 24, facendoci un mazzo così, e questi rubastipendio in carriera a fare i giochini con Marco Mancini. Io passo una notizia a te, tu ne eudulcori una me… Io ti do l’esclusiva del blitz, tu mi fai controllare che cosa scrive il tuo collega, ma non dirglielo e, magari, quando non c’è entra nel suo computer, spialo e cambiagli qualche parolina di troppo, tanto firma lui… Che schifo!!! No, non può essermi simpatico uno così. Mi dicono che dal 2005 in poi abbia anche messo i bastoni tra le ruote a me. E che recentemente lo abbia fatto di nuovo quando mi sono occupato della vicenda vaticanea legata al ruolo di monsignor Becciu. Nei tanti incomprensibili accadimenti che hanno ostacolato la mia carriera ci sarebbe anche il suo zampino. Non so se sia vero, mi pare strano, e non lo credo verosimile. Ma, se lo fosse sarebbe una bella medaglia: la mia stupida carriera è tutta meritata, quella di quei sedicenti colleghi no. Assolutamente no.
Non mi è simpatico anche se a quanto pare fu lui a riportare Giuliana Sgrena a casa nel 2005. C’è la sua faccia barbuta vicino alla giornalista del Manifesto protagonista del sequestro e della liberazione più strana della storia recente, al rientro in Italia, funestato dalla morte di Nicola Calipari, che di Mancini era collega. Racconterà mai, Mancini, la verità sulla fine di Calipari e su chi ha tirato fuori i soldi per pagare i terroristi che tenevano Sgrena? E ci dirà finalmente chi ha ucciso Fabrizio Quattrocchi e che messaggio hanno portato al Papa le due Simona e quanto hanno pagato per la loro liberazione? E perché il povero Enzo Baldoni è morto così, senza che nessuno si occupasse di recuperare perlomeno la sua salma?
Ma, alla fine, chi di mass media ferisce, di mass- media perisce. E così un finto scoop televisivo del 2020, in un’area di servizio mentre l’ex capo del Dis parlava con un politico rampante, è stato il segnale: basta, la sua carriera finisce. E nel giugno 2021, a 61 anni, è stato pensionato. Lui, però, non ci sta e si incazza. E rilancia all’Ansa: “Facendomi fuori hanno fatto un bel regalo ai Russi”. E detto all’agenzia di stampa più importante d’Italia il 24 aprile 2022, in pieno conflitto tra la Russia e l’Ucraina, suona sinistro.
COPERTINA E QUARTA DI COPERTINA DEL MIO LIBRO DEL 2007
Nel 2007 uscì un mio libro che si intitolava Pronto chi spia? Dalla Telecom all’archivio Z (Selene Edizioni). Era un collage di documenti esclusivi su alcune vicende che si intrecciavano: i dossieraggi del Sismi, con la complicità del responsabile della sala ascolto della Telecom, nei confronti di giornalisti, di calciatori, di personaggi, di politici, di manager, l’inchiesta sul Dssa, l’extraordinary rendition di Abu Omar, le indagini sui legami tra alcuni giornalisti e i servizi segreti. Tra i protagonisti principali di tutti questi intrecci c’era Marco Mancini. Qui vi propongo la foto di alcune pagine di Pronto chi spia dedicate a lui. Ho fatto le prove: sono leggibili.
Marco Gregoretti
LE PAGINE DEL LIBRO DEL 2007 SU MARCO MANCINI