Quando la Commissione Gallo stava per chiudere con un mezzo colpo di spugna il discorso sulle torture, sugli stupri, sui traffici di esseri umani, di armi, di organi, di rifiuti tossici, con il coinvolgimento di alcuni militari e ufficiali italiani, in Somalia, durante la Missione di Pace Restore Hope-Ibis, l’Ammiraglio Falco Accame mi telefonò. “Gregoretti” mi disse “A San Miniato, in Toscana, c’è un Maresciallo del Tuscania che ha scritto un diario durante la missione e racconta tutto e di più”. Non fu facile per me entrare in contatto con lui. Naturalmente mi fiondai sotto casa sua. Si negava. Andava alle Poste e mi trovava lì. Faceva la spesa e mi scorgeva tra gli scaffali. Alla fine mi disse: “Ok, di te posso fidarmi, perché non molli”. Ci frequentammo a lungo, molto a lungo. Quando stava per andare a raccontare alla Commissione Gallo la sua verità subì due onte: gli tolsero la casa di servizio e qualcuno lo buttò giù dalle scale, con una spazzata da dietro. Dormiva in tenda, nascosto nei boschi in Toscana. Si mise in contatto con me. Lo raggiunsi insieme a un fotografo, come potete appurare dalla piccola fotogalleria che pubblico qui. Non lo fermarono: andò Roma a deporre davanti a Ettore Gallo e agli altri membri della Commissione, tra cui un colonnello… Pretese e ottenne di fare il viaggio a bordo di una autoambulanza dei Carabinieri e mi chiese di seguirlo in macchina. Non si fidava. E così feci. Quel viaggio meriterebbe un racconto a parte.
Con un stratagemma riuscii ad ascoltare tutto il suo racconto e lo pubblicai su Panorama, dove lavoravo. Ancora oggi si chiedono come io abbia fatto. Elucubrano. E io li lascio elucubrare. Il diario che Aloi scrisse quando era a Mogadiscio delinea un ritratto impietoso di alcuni nostri ufficiali e narra, raccontandone ogni dettagli, le torture, gli stupri, i traffici.. Nel video vi leggo alcuni piccoli brani finali. Dove vengono elencati gli omicidi dell’agente segreto Vincenzo Li Causi, della giornalista Ilaria Alpi e del Col Moschin Marco Mandolini. Accenna alla sua umana, umanissima paura. Perché aveva intuito che una mano potente legava tra loro queste tre morti ancora impunite. Nel 2012 Francesco Aloi è morto, purtroppo. Se n’è andato al termine di una dolorosa malattia provocata con ogni probabilità dal contatto con l’Uranio impoverito. Che in Somalia già era tristemente presente.
Marco Gregoretti
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