Non facciamo finta di dimenticarcene. Il 14 aprile (domani) 2004 fu ucciso in Iraq l’operatore di sicurezza militare Fabrizio Quattrocchi. Morì dicendo a chi lo stava assassinando: “Vi faccio vedere come muore un italiano”. A chi si rivolse con quel tono? E perché parlò con la nostra lingua visto che si è sempre detto e scritto che fu ucciso, dopo essere stato rapito con i suoi colleghi Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio il 12 aprile, due giorni prima, da un terrorista iracheno? Chissà dove sedevano e siedono ancora i responsabili di quel barbaro assassino. Si parlò anche di uno scambio :”Noi vi diano questi quattro, che tanto sono solo contractor, e voi ci restituite i due agenti del Sismi (oggi Aise, i servizi segreti militari italiani con competenze internazionali) che vi siete fottuti e che tenete prigionieri”. Come scrissi qui nel 2013, quando assolsero i presunti killer, nessuno ha pagato. E nessuno pagherà mai, statene certi. Lo potete leggere proprio sotto la fotogallery, tratta da un video che mi fu consegnato in esclusiva da alcuni suoi amici “combattenti”, sui suoi ultimi giorni di vita a Bagdad.
Quando, all’indomani della sua morte, provai a indagare un po’, cercando anche di carpire notizie dai suoi ambienti di Genova, dove viveva, ricevetti una telefonata dalla sorella: “Per favore lasci perdere”. L’affetto della famiglia è tassativamente da rispettare. E, così, allentai, momentaneamente, la presa. Il Presidente della Repubblica, che allora era Carlo Azeglio Ciampi, decise, comunque, di conferirgli la medaglia d’oro al valore
Marco Gregoretti
Il 14 aprile 2004 a Bagdad un uomo di 36 anni che si trovava in quel terrificante teatro di guerra con il compito “a contratto” di collaborare operativamente alla ricerca e alla cattura dei terroristi, fu ucciso con due colpi di pistola in testa sparati vigliaccamente da una bestia con le fattezze umanoidi. “Ti faccio vedere come muore un italiano”, gli urlo’, secco in faccia, Fabrizio Quattrocchi, l’eroe a cui il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel silenzio della stampa politicamente corretta, conferì’ la medaglia d’oro al valore. Fabry lo chiamavano gli amici di Genova, dove viveva. Era stato rapito due giorni prima, insieme ai colleghi Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio, poi liberati. Quella vicenda è ancora avvolta nel mistero: perché uccisero proprio lui? E’ vero che i quattro contractors avrebbero dovuto essere scambiati con due agenti del Sismi (l’allora servizio segreto militare italiano) in mano ai terroristi? Qualcuno conosce la verità. Statene certi. Ma quel che a me dispiace davvero tanto, che trovo incomprensibile, misterioso e superficiale è quanto è successo oggi in un tribunale italiano: i suoi assassini sono stati assolti dalla Corte d’Assise di Roma perché l’identità dei due killer “non sarebbe comprovata” e perché il sequestro e la barbara uccisione non sarebbero stati atti terroristici. Che dire? Nulla. Mentre cerco di capirne di più’ vi propongo una photogallery delle ultime ore di Fabrizio Quattrocchi prima del sequestro. Le foto non sono di eccellente qualità. Ma, forse, raccontano Fabry, il nostro eroe, meglio di tante parole.
Marco Gregoretti