Ogni volta ci ricasco. Ma è colpa del mio archivio. Nel 2005 curai una puntata di Giallo Uno, trasmissione di cronaca che andava in onda su Italia Uno e prodotta dalla Quadrio del grande Claudio Cavalli, un amico che, purtroppo, non c’è più, sui delitti del cosiddetto Mostro di Firenze. Trovai una chiesetta sconsacrata a Monte Morello dove si svolgevano rituali non propriamente “pacifici”. Vidi e documentai i segni e le scritte che confermavano i sospetti degli investigatori e cioè che ci fosse un diretto collegamento con l’ultimo duplice assassinio, quello degli Scopeti. E trovai in Sardegna anche Aurelio Piga il maresciallo dei Carabinieri che per primo, il 13 ottobre 1985, arrivò sul pontile del Lago Trasimeno dove fu adagiato il cadavere che dissero appartenere a Francesco Narducci, il medico scomparso da cinque giorni. Ma Piga aveva capito tutto. Così lo convinsi a tornare sul posto e a raccontare davanti alla telecamera che cosa non gli tornava. Per esempio che quel corpo ripescato non poteva appartenere a Narducci. Piga notò anche una ferita sulla testa e lividi nel corpo del cadavere. Ma il suo superiore gli disse di stare zitto. Piga fece comunque relazione, spiegando altri significativi dettagli che avvaloravano le ipotesi investigative della Procura di Perugia e degli investigatori del Gides, la struttura del Ministero degli inferi che si occupava di indagare sulle sette. Come da modulo collaudato quella relazione si è volatilizzata. L’intervista che Piga mi rilasciò per Giallo Uno diventò un elemento fondamentale dell’inchiesta e lui un testimone chiave. Qui di seguito due brevi passaggi del racconto di Aurelio Piga a Giallo Uno
Marco Gregoretti
AURELIO PIGA/1
AURELIO PIGA/2