Una piccola riflessione “antropologica” da vecchio #cronista. Le persone che scelgono di svolgere attività di #intelligence, di investigazione “sotto copertura”, di operatività svolte al limite del consentito con il pretesto del fine giustifica i mezzi, diventano qualcos’altro da quello che sarebbero stati se avessero vissuto la #vita. Quello che hanno loro insegnato diventa una veste, un dna, anche nei rapporti privati. La mia #difesa automatica, dopo essere stato più volte inconsapevolmente strumentalizzato, è diventata quella di non credere mai a quello che mi dicono. Perché hanno perso la capacità del discernimento tra il “lavoro” e il resto. Sempre e comunque: acquisizione di #notizie, manipolazione, creare aspettative per controllare la vita degli altri, entrare e uscire per generare #dipendenza… Se poi sei un giornalista, peggio mi sento, come dimostra lo scandalo che nel 2005 coinvolse tanti”prestigiosi” e, comunque, sempre in auge, colleghi. Un mio amico che vive al sud per tre anni è andato avanti a dirmi: “Mercoledì faccio un’operazione #finanziaria pazzesca con i titoli non titoli. Ti do la metà”. Lui conosceva le mie #problematiche. Chiaramente tutti i martedì, per un paio d mesi, sono andato in fibrillazione. Aspettavo con ansia goduriosa il giorno dopo. Dopodiché dentro di me l’ho mandato affanculo e sono diventato più stronzo di lui, facendogli credere che continuavo a bermela. Il che non significa che non continui ad essere un mio amico. Sono dei bastardi e non sanno neanche di esserlo. Penso che se abolissero i #servizisegreti si vivrebbe molto meglio: più che difenderci, infatti, creano pretesti. A volte spargendo sangue. Dalle armi chimiche inesistenti, ai falsi rapporti che condizionano la vita dei Paesi e dei popoli, dal rapimento e l’uccisione di Aldo Moro alla morte di Ilaria Alpi, dalle stragi di Mafia al G8. Andiamo avanti?
E sono convinti che sia giusto così
Marco Gregoretti