Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, la giovane ragazza di 15 anni svanita nel nulla il 22 giugno 1983, dopo che era uscita dalla Chiesa di Sant’Apollinare, a Roma, dove, al primo piano dell’edificio, seguiva un corso di flauto, è una tragica storia che, troppo, spesso è servita a lanciare messaggi trasversali tra poteri e poterucci. Sulla pelle di una adolescente e della sua famiglia che non ha mai smesso di soffrire. È stata tirata in ballo la Cia, sono stati accusati i Lupi grigi di Alì Agca (l’attentatore di Papa Giovanni Paolo 2°), qualcuno ha ipotizzato che ci fosse lo zampino del Kgb (E magari di Putin!!!!). Non poteva mancare la pista Marcinkus. Emanuela, insomma, pretesto per battaglie occulte, combinate con la cattiveria e con i depistaggi veri. Padre Amorth, il capo degli esorcisti in Vaticano, indicò un’altra spiegazione su cui venne aperto un fascicolo giudiziario in Procura, a Roma: “Purtroppo Emanuela è morta, vittima di un festino sessuale…”. Ho seguito questa pista. Che mi portò nei sotterranei della chiesa di Sant’Apollinare, dove giacevano, insieme a Santi e a Papi, anche i resti di “Renatino” De Pedis, figura apicale della Banda della Magliana. Mi posi la domanda: ma che ci fa De Pedis in un luogo così storicamente sacrale? Di chi è figlio?
Ecco, questa secondo me, resta la strada da seguire per cercare un po’ di verità. Ma parlo da giornalista. Da cronista. E consiglio vivamente di buttare un occhio a Notte Criminale, il sito del collega Alessandro Ambrosini, una delle migliori fonti per capirci qualche cosa.
Mai avrei immaginato, invece, che la fantasia di una prestigiosa collega che, non so come mai, ha mandato alle stampe un libro su questa dolorosa pagina delle nostre cronache, tirasse “spettacolarmente” in ballo collegamenti con il caso, tuttora aperto, del cardinale Giovanni Angelo Becciu, dal 2020 Prefetto emerito della Congregazione della causa dei santi. Una storia che, step by step, ha messo sulla graticola mediatica maschilista un capro espiatorio: Cecilia Marogna. Diffamata, rimasta perfino senza casa, sola e con una figlia piccola, accusata di essere una millantatrice perché aveva spiegato di aver collaborato contro il terrorismo islamico con i nostri servizi segreti, ma poi, di fatto, riabilitata dagli stessi apparati di intelligence (“Si è vero quel che dice la Marogna. Ha lavorato per noi”).
Bene, proprio a lei Addio Emanuela.- La vera storia del caso Orlandi. Il sequestro, i depistaggi, la soluzione (Piemme editore), il libro di Maria Giovanna Maglie, sferra un incomprensibile pugno nello stomaco. Si legge a pagina 176: “Tra i nemici che il comandante Giani (Colonnello Domenico Giani, 60 anni, fino al 2019 Comandante della Gendarmeria dello Stato Vaticano di cui era anche capo dei servizi segreti Ndr) probabilmente non sapeva di avere, c’era la nuova assistente e consigliera diplomatica del cardinale Becciu, Cecilia Marogna, poi finita a processo insieme a lui. Probabilmente è proprio lei a suggerire una risposta alla famiglia Orlandi, che susciterà non poco scandalo”. Una stranezza vera. Una frase messa lì, appesa, decontestualizzata. E, in effetti, è proprio il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, a confermare che di contesto proprio non ce n’è: “È una falsità. Cecilia Marogna?” ha scritto sui social “Mai conosciuta. Né io, né la mia famiglia. Di lei ho sentito parlare solo quando è saltata fuori la questione Becciu”.
E allora? Chi e perché avrebbe suggerito questo spunto alla ultra televisiva giornalista? Raggiunto da questo blog, Riccardo Sindoca, procuratore in atti di Cecilia Marogna, abituato da tempo ad alcuni colpi bassi, non usa mezzi termini. E ci scrive questa breve lettera via whatsapp: “Cecilia Marogna non ha mai avuto nulla a che fare e vedere con il noto caso afferente Emanuela Orlandi, come invero palesato nel saggio di Maria Giovanna Maglie Addio Emanuela. Contattata la famiglia Orlandi, il signor Pietro Orlandi, dichiara: Mai conosciuta né io né la mia famiglia. Seguirà querela per l’ennesima diffamazione aggravata ai danni della mia rappresentata Cecilia Marogna a ministero del Collegio Difensivo”.
Marco Gregoretti