Se la Fondazione An avesse fatto ricorso in Cassazione contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze che le ha tolto qualsiasi diritto di utilizzo e di gestione del simbolo e del logo, e quindi del patrimonio, del Msi di Giorgio Almirante per attribuirlo al Msi- destra nazionale di Maria Antonietta Cannizzaro e di Francesco Belsito, sarebbe venuto fuori il finimondo. Si sarebbero scoperti scheletri e segreti inconfessabili intorno all’uso della “roba”, come direbbe Giovani Verga, che apparteneva al Msi e non alla Fondazione An. In realtà il botto è stato soltanto rinviato. Ricordate il Predellino? Il 18 novembre 2007, alle 18,00, Silvio Berlusconi salendo sul predellino di un’automobile annunciò la nascita del PDL la nuova coalizione di Centro destra. La Lega nord di Umberto Bossi aderì, ma restò autonoma, idem fece l’Udc di Pierferdinando Casini. Gianfranco Fini, invece, sciolse AN nel PDl. Più tardi nacque Fratelli d’Italia su iniziativa di Ignazio La Russa. Bene, parte dell’accordo per garantire all’ex gruppo dirigente di An un fulgido avvenire politico, prevedeva che alcuni immobili del Msi diventassero del PDL magari come sedi. Ma non bastava. Dopo un breve periodo altri immobili furono utilizzati come garanzie fidejussorie per alcune operazioni bancarie del Pdl. È davvero un mistero come siano riusciti a farlo con immobili non propri. C’è un’ipotesi inquietante e angosciante, se fosse vera. La messa a disposizione degli immobili del vecchio Msi sarebbe avvenuta grazie alla pressione su un personaggio politico “ricattabile”. Di mezzo ci sarebbe perfino la morte per asfissia di Brenda, uno dei transessuali coinvolti nella vicenda Marrazzo, avvenuta nel novembre del 2009. Nel suo computer, andato bruciato nel rogo del seminterrato dove viveva, a Roma, ci sarebbero stati filmati che lo ritraevano insieme al politico ricattato. A dare fuoco alla casa di Brenda sarebbero stati alcuni “traditori di Stato” proprio per coprire questo fatto. Una storia bruttissima se fosse vera usata per ottenere altri beni, oltre a quelli dell’accordo iniziale, come garanzia presso alcune banche, dunque. Resta il fatto, comunque, che gli ex An portarono in dote al Pdl beni che appartenevano ad altri. Non è finita qui: una brutta sorpresa potrebbe esserci anche quando verranno fatte le verifiche sui soldi lasciati da Giorgio Almirante, equivalenti oggi a circa 80 milioni. Dovrebbero essere nelle casse della banca presso il Parlamento. Ma ci saranno? E se si, quanti ce ne saranno? Ecco perché, dunque, non è stato presentato il ricorso in Cassazione: come avrebbero spiegato alla Fondazione An che il patrimonio del Msi era diventato X-Y? Viene in mente la battuta di un Parlamentare di An, poi Pdl, Filippo Ascierto :”Loro (il Msi-Destra nazionale ndr) vogliono tutti i beni. Ma li troveranno? O troveranno solo debiti?” È sempre e soltanto una questione di soldi. Di tanti soldi visto che parliamo, a quanto se ne sa, di circa 880 milioni di euro tra immobili e cash. Altro che ideali, condivisibili o meno che siano
Marco Gregoretti