Difficile raccontare restando impassibili che cosa sia stato capace di fare a una ragazza indifesa quel branco di giovani criminali. Per fortuna, su richiesta del pm Rosaria Stagnaro e dell’aggiunto Letizia Mennella, due magistrati con una consolidata esperienza in inchieste su crimini contro le donne, sabato 12 novembre, li hanno arrestati tutti e tre. Anzi, uno di loro, Alvardo detto “Aldo”, 23 anni, ritenuto dagli inquirenti “pericoloso e totalmente inaffidabile”, si trovava già in carcere per aver ucciso con due colpi di pistola, davanti a un bar di Cornaredo, un cittadino marocchino di 45 anni che aveva minacciato e infastidito la sua ragazza. “Così impari come si trattano le donne”. Infatti… L’arresto, disposto dall’ordinanza del gip di Milano Alessandra Di Fazio, dunque, gli è stato notificato in cella. Gli altri due, suo fratello “Jack”, 23 anni, già condannato per le persecuzioni violente nei confronti della sua ex fidanzata, e suo cugino “Alfiol”, 29, invece, sono stati portati dai Carabinieri nel carcere milanese di San Vittore. Sono tutti di nazionalità albanese. L’accusa è di violenza sessuale continuata e violenza sessuale continuata di gruppo. Il racconto contenuto agli atti è l’incubo di una giovane donna haitiana di 23 anni, incontrata dai tre giovani violentatori la notte tra il tre e il quattro maggio in uno stranoto locale della oramai rischiosissima movida milanese di Corso Como, dove lavorava come ragazza immagine. I tre del branco erano lì per festeggiare insieme ad alcuni familiari il compleanno di uno loro. Con la violenza fisica e con le minacce la giovane vittima è stata stuprata ininterrottamente per tutta la notte e poi fino alle 17 del quattro maggio, quando i suoi aguzzini si sono tirati su i pantaloni e l’hanno mollata lì, sofferente in una stanza di Motel. Negli atti si parla di “ripetuti atti sessuali di vario genere” e di “giocattolo al loro servizio”. Eufemismi che indicano le spaventose sevizie ai suoi danni. I militari dell’Arma della stazione di Cornaredo e quelli della Sezione Operativa del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Corsico, hanno indagato nel più assoluto riserbo dalla mattina dopo la violenza riuscendo a ricostruire nel dettaglio il telefilm dell’orrore. La ragazza haitiana aveva trovato la forza e il coraggio di raccontare tutto agli investigatori.
Ecco i fatti. La “pierre” della discoteca era stata avvicinata da uno dei tre arrestati. “Jack”. L’atmosfera si era fatta confidenziale e allegra. Così quando le ha proposto di appartarsi per un rapporto sessuale in cambio di soldi (si parla di mille euro), lei ha accettato. Va ribadito e ribadito ancora: non lo faceva abitualmente. Sono gli stessi Carabinieri a confermarlo: “Non si prostituiva”. La proposta iniziale era quella di un incontro da consumare in un ambiente lussuoso. “Andiamo in quell’albergo in centro a Milano (un iper stellato)”. Invece l’ha portata nella camera 31 di in un motel di Cornaredo, con il branco ad abusare di lei: alle prime ore del mattino, infatti, erano entrati in stanza anche il fratello e il cugino. Ed eccolo il dettaglio di quegli “atti sessuali di vario genere”. Ripetutamente violentata a turno “con rapporti forzati anche anali…”. E tra un turno e l’altro botte, schiaffi in faccia, morsi sul collo, sulle braccia, insulti e minacce. “Fino a toglierle il respiro” si legge nell’ordinanza. “Vi prego basta!” li aveva supplicati più volte la ragazza. “stai zitta” e già sberle e insulti. Visti i soggetti, se avesse provato a reagire, chissà come sarebbe finita. Gli aggettivi disponibili non sono sufficienti a commentare e a descrivere le modalità di gente senza scrupoli e senza alcuna forma di autocensura e di pentimento. Per dirne una: non contenti delle sofferenze inflitte a una persona indifesa e in stato di soggezione, spaventata, terrorizzata, avrebbero perfino girato i video dell’”impresa” e scattato alcune fotografie. Il narcisismo dei vigliacchi è l’immagine del male. Per favore, nessun cavillo. E innalziamo un monumento alla donna che non ci ha pensato due volte: è andata in caserma. E li ha fatti arrestare.
Marco Gregoretti