Ricordate quei rider che durante il lockdown, indossando le pettorine delle società di consegna di cibo a domicilio, sfrecciavano per le strade semivuote con le bici “rinforzate”? Non tutti citofonavano per consegnare poke, mozzarella di bufala o panini gourmet. Ce n’erano alcuni che ricevevano, attraverso messaggini sms e chat whatsapp, le indicazioni per consegnare hashish, marijuana e cocaina. Tanta cocaina. Al dettaglio. Facevano parte di una gang di peruviani organizzata “sapientemente”, nelle province di Milano, di Monza e Brianza e di Cremona, con sette appartamenti utilizzati per stoccare gli stupefacenti. Ma la festa è finita. Ieri, giovedì 8 giugno, per otto sudamericani il risveglio ha riservato un’amara sorpresa. “Sono stati arrestati, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Milano”, spiega il comando provinciale di Milano della Legione Carabinieri Lombardia “perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico transnazionale di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marjuana e hashish”. Altre 12 persone, anche loro cittadini peruviani, sono indagate a piede libero. Secondo gli investigatori ci sono sufficienti elementi da ritenere che facciano tutti parte della stessa rete di spacciatori sul territorio. Non basta: uno degli indagati, 32 anni, e un 37 enne arrestato, furono coinvolti nell’omicidio di Adrian Silva Yparraguirre, 39 anni, accoltellato domenica 30 maggio 2021, durante una delle due semifinali di Super League di calcio a cinque che si stava disputando al campo sportivo di via del Ricordo, a Milano.
La brillante operazione è stata condotta dal Nucleo investigativo dell’Arma su rogatoria internazionale, ed è iniziata nell’ottobre del 2020, in piena pandemia, quando “fu arrestato in flagranza un cittadino peruviano”. Gli investigatori lo fermarono all’aeroporto internazionale di Lima, capitale del Perù, prima che si imbarcasse su un volo per Milano Linate, con “oltre 2 chilogrammi di cocaina pura, occultata all’interno delle cinture di alcune giacche, di giubbotti e di tute di una squadra di calcio tra le più popolari in Sudamerica”.
In realtà l’attività investigativa era iniziata, secondo quanto risulta a Libero, almeno un anno prima, nel 2019, in sinergia con le autorità giudiziarie competenti del Perù. I Carabinieri sono così riusciti a raccogliere importanti elementi su almeno cinque “importazioni di cocaina, nonché di individuare il fornitore del narcotico, che dimora stabilmente in Perù”.
Messi in fila tutti gli indizi è stata disegnata l’accurata mappa investigativa di un gruppo criminale ben strutturato, che poteva contare su una rete di spaccio organizzata in “batterie”, “operante nel capoluogo lombardo e nell’hinterland”. La banda aveva messo a punto una metodologia grazie alla quale riusciva a far arrivare tanta cocaina con corrieri che si muovevano a bordo di aerei di linea. Tra la droga sequestrata durante le indagini e quella trovata perquisendo le abitazioni degli arrestati, ieri mattina, negli uffici corpi di reato sono finiti12 chili e mezzo di coca, quasi 5 di hashish e 2 chili e settecento grammi di marijuana, oltre a bilancini, sostanze da taglio, 1800 euro e una pistola a salve. Ricorda, parlando con Libero, un maresciallo dell’Arma, in congedo, del vecchio Road (Reparto operativo antidroga): “Sono stati coraggiosi. Quando andai a cercare la droga con un collega a Lima, tornammo indietro vivi per miracolo”.
Marco Gregoretti