Chiara Poggi:
Un cortocircuito psicomotorio. Me lo posso spiegare soltanto così il tragicomico episodio di lunedì 8 febbraio 2016, davanti al Tribunale di Pavia, dove si sta celebrando il processo per falsa testimonianza contro Francesco Marchetto, il maresciallo che quando il 13 agosto 2007 fu uccisa Chiara Poggi, era il comandante della stazione dei Carabinieri di Garlasco. Secondo l’accusa e le parti civili Marchetto avrebbe omesso di acquisire come prova una bicicletta indicata da una teste vicina di casa della vittima. La sua versione è sempre stata un’altra, e cioè che non era da acquisire perché non era quella la bicicletta usata dal o dagli assassini della giovane studentessa. Ma veniamo al punto.
La mattina di lunedì otto febbraio era prevista “l’escussione” come teste di Riccardo Sindoca, 47 anni, conoscitore della Lomellina e dell’intera vicenda. Davanti al Tribunale c’era, per motivi che non avevano nulla a che fare con il processo, anche Francesco Pazienza, l’ex agente dei servizi segreti italiani autore del libro Il Disubbidiente. Due bei pezzi da novanta per un giornalista. A cui chiedere l’universo mondo. E invece che cosa succede? Che la giovane collega del Tg1, badate bene, tv pubblica per la quale noi ora siamo obbligati a pagare il canone nella bolletta della luce, anziché chiedere a Pazienza e a Sindoca perché si trovassero lì, e, in particolar modo, a Sindoca come mai fosse stato convocato come teste, tenta la maldestra biografia. Qui ci sono, racconta, Riccardo Sindoca che dice di aver lavorato per i servizi segreti e Francesco Pazienza condannato a 10 anni per depistaggio (in realtà, piuttosto che mettere in pericolo la sicurezza nazionale si fece dieci anni di galera: erano fatti così gli agenti del controspionaggio di un tempo).
Questo straordinario scoop della giovane collega era inserito all’interno di un servizio intitolato :”Depistaggi sulle indagini del delitto di Garlasco…”. Uno a cui, tanti anni fa alle Isole Seychelles, Pazienza salvò la vita, tal Antonio Di Pietro, direbbe :” E che c’azzecca?”. Già che stracavolo c’azzecca con la deontologia professionale, con la ricerca della verità, con il racconto coerente dei fatti?
Un casino totale, tra interviste a Rita Poggi (mamma di Chiara), al maresciallo Marchetto, neanche una domanda a quello che la giornalista stessa aveva definito uno che dice di lavorare per i servizi segreti. Ma vorrai chiedergli :”Scusi Sindoca, perché lei è qui a testimoniare?”. Dopo averlo descritto in maniera così “oscura”, vorrai chiedergli che è venuto a fare? Io, in realtà credo che l’inviata del Tg 1 avesse ricevuto un’imbeccata un po’ per metterla in caciara, per delegittimare indirettamente sia l’imputato, sia il teste (e questo mi crea qualche inquietante domanda su chi e perché abbia denunciato Marchetto): ma potrebbe esserci anche un alto motivo. Questo episodio, infatti, è capitato subito dopo che Sindoca scrisse una lettera pubblicata da questo blog con la quale criticava i comportamenti e le operatività dei nostri servizi segreti in merito alla morte al Cairo di Giulio Regeni. In quella lettera Sindoca ricordava anche una vicenda che dieci anni fa lo toccò personalmente, dalla quale uscì totalmente pulito, ma che qualcuno alla bisogna continua a tirar fuori per rimestar nel torbido. Io credo che ce ne sia abbastanza affinché intervengano il Tribunale di Pavia, a tutela della onorabilità di un teste di un importante processo, l’Ordine dei giornalisti che mette sotto accusa colleghi per molto meno e la Commissione di Vigilanza della Rai che deve garantire anche la corretta informazione a chi paga il canone tv.
Marco Gregoretti