Che possa essersi trattato di un episodio doloso è tutt’altro che da escludere. Il fatto che l’incendio all’ex residence Jolly di via Cavezzali, 11, a Milano, si sia sviluppato, alle 5 di ieri mattina, lunedì 9 gennaio, contemporaneamente al quarto e all’ottavo piano dell’edificio (dieci livelli in tutto) indirizza l’attenzione degli investigatori anche in questa direzione. “Per ora” si limitano a dire in Questura “sono in corso accertamenti. Vedremo se porteranno a ulteriori aggiornamenti”.
L’allarme al 118 è arrivato all’alba. I sei mezzi dei Vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere le fiamme che si erano violentemente sviluppate partendo da cumuli di spazzatura abbandonati vicino a una scala. Una miccia, praticamente. Che in poco tempo ha fatto divampare l’incendio. La Polizia ha provveduto a chiudere l’accesso a via Cavezzali fino poco dopo le sette di ieri mattina. Circa cinquanta occupanti del palazzo fatiscente sono stati evacuati e, di fatto, messi in salvo. Nessuno si è fatto male: il bilancio dei soccorritori registra zero feriti e zero intossicati.
L’ipotesi che non si sia trattato di un episodio casuale, ma di un atto volontario, è, purtroppo, nell’ordine delle cose quando si parla dell’ex Jolly di via Cavezzali, noto da quando, nel 2008, iniziarono le prime segnalazioni da parte dei cittadini, come “Fortino della droga”, peraltro adiacente a via Padova, tra le zone a più alto tasso criminale e di baby gang della metropoli. Con buona pace del paventato meltin pot radical-chic. L’ex residence non rappresenta, infatti, soltanto il rifugio clandestino, di sbandati, senza tetto, immigrati irregolari, ma anche un coacervo di spacciatori e di microcriminalità. Per rendere l’idea: il 5 aprile 2018, alle prime ore della mattina, al termine di un blitz durante il quale le forze dell’ordine trovarono 98 appartamenti occupati abusivamente, controllarono 202 persone e ne denunciarono 43, qualcuno disse che non aveva mai visto una cosa del genere. “Un degrado pazzesco!”. Allarme inascoltato per quasi cinque anni, verrebbe da dire. La fatiscenza, la sporcizia, le invasioni di ratti (ancora lo scorso febbraio 2022), gli spazi occupati abusivamente e quelli comuni sommersi di immondizia, lo spaccio, le risse, i piccoli banditi da strada, gli immigrati irregolari, resistono, a quanto pare, nel loro “fortino”, senza aver toccato più di tanto l’agenda degli amministratori pubblici del Comune di Milano. L’ultima “bonifica”, se si esclude l’intervento del 2018 durante il quale le Forze dell’ordine riuscirono anche censire gli occupanti dello stabile, è del 2013. L’Amsa e il personale della Polizia locale ripulirono l’ambiente dai cumuli di monnezza. Ma il materiale investigativo che raccolsero, si parla di alcuni faldoni, sarebbe stato “dimenticato”. L’incendio di via Cavezzali infiamma anche la politica. Il centro destra allarga le braccia di fronte a una situazione che, oggettivamente, come protestano anche i comitati dei cittadini, pare essere totalmente sfuggita di mano alle istituzioni milanesi. Nel tardo pomeriggio di ieri l’assessore regionale alla sicurezza Romano La Russa, vicecoordinatore lombardo e membro del direttivo di Fratelli d’Italia, ha dichiarato a Libero: “Con questo ultimo rogo, all’annosa vicenda dell’ex residence di via Cavezzali, già noto come “buco nero” della città, si aggiunge un nuovo capitolo all’insegna del degrado e dell’illegalità. Uno stabile che rappresenta un vero e proprio sfregio alla città, con decine di appartamenti occupati abusivamente da clandestini e delinquenti di ogni genere, luogo di spaccio di stupefacenti e di altri reati. Eppure, da anni, la sinistra, che oggi candidata l’ex assessore al Welfare Majorino, ci propina la storiella di viale Padova come laboratorio vincente della multietnicità, nascondendo sotto al tappeto situazioni come quelle dell’ex residence via Cavezzali trasformato in un fortino di malviventi”. Secondo La Russa ci sarebbe una precisa responsabilità politica: “È necessario al più presto un intervento incisivo della Prefettura che censisca tutti gli occupanti abusivi e li sgomberi dalla struttura. Non si può tollerare che la Giunta di centrosinistra finga di non vedere una simile situazione di illegalità”. Va giù dura anche la Lega. Che con l’europarlamentare Silvia Sardone e con il consigliere comunale Samuele Piscina, rivela una notizia “sensibile”: “Nei mesi scorsi avevamo segnalato persino la nascita di una simil-moschea abusiva all’interno dell’ex hotel residence Jolly, con tanto di Muezzin. Il cortile sembra uno scenario di guerra da tanto degrado…Il Comune cosa fa? Pensa solo a piazzare una Moschea in via Esterle, a cento metri da qui: questa è la considerazione della sinistra per il quartiere multietnico di via Padova”. La campagna elettorale entra nel vivo, è vero. Ma qualcuno andrebbe a vivere dentro una bomba ecologica, occupata abusivamente da irregolari e da delinquenti, immersa nella spazzatura, rischiando anche di fare la fine del topo?
Marco Gregoretti