I vicini di casa, al numero 1 di via Lope de Vega, palazzo Aler, nel quartiere milanese della Barona, sentivano da tempo le liti furiose di quella coppia con regolare contratto d’affitto, che viveva lì, insieme ai quattro figli. E potrebbe essere questo l’ambito in cui è maturato l’omicidio: un veemente alterco, iniziato poco dopo le 11 di ieri mattina, mercoledì 30 novembre, finito male. Così violento da provocare la morte cruenta di Wafaa Chrakoua, cittadina marocchina nata nel 1971. La donna è stata trovata senza vita nell’appartamento. Uccisa, mentre tre figli erano a scuola e il più grande al lavoro, quasi certamente per mano del marito, Bouchaib Sidki, italiano di origini marocchine, 59 anni, che le avrebbe sferrato un non precisato numero di coltellate in varie parti del corpo. Anche se in Questura invitano alla prudenza, prima di trarre conclusioni definitive. E spiegano, a Libero: “È troppo presto per stabilire con certezza il movente. Le indagini sono ancora in corso”. In effetti in serata, ieri, il presunto omicida era sottoposto a interrogatorio dagli agenti che lo hanno preso in consegna. Si aspetta solo l’ufficializzazione, ma è praticamente sicuro che verrà aperto un fascicolo per omicidio volontario, anche perché Sidki, sarebbe reo confesso. Nessun dubbio pure sulla, chiamiamola eufemisticamente, discussione che ha preceduto il dramma.
Poco prima dell’ora di pranzo di ieri mattina, intorno alle 12,20, è arrivata una telefonata al 112: “Ho accoltellato mia moglie, al quarto piano, in via Lope de Vega 1…”. I soccorritori hanno trovato la donna senza vita e devastata da ferite da armi da taglio.
Nel frattempo, probabilmente sotto shock per quello che, secondo lui stesso, avrebbe fatto, Sidki è uscito da casa a piedi e si è incamminato verso viale Liguria, dove ha fermato una pattuglia dei Carabinieri che stava percorrendo quella strada. Ai militari, identificandosi, ha spiegato che cosa era successo. I militari dell’Arma lo hanno, dunque, arrestato e portato in caserma, dove è stato verbalizzato il suo racconto. “Abbiano poi avvertito i colleghi della Polizia di Stato, in quanto era loro competenza territoriale”, spiegano a Libero i Carabinieri.
Gli accertamenti investigativi sono ancora in corso. La Polizia scientifica e gli agenti della Squadra mobile agli ordini di Marco Calì, sono sulla scena del crimine. Assolutamente abbottonati anche sull’arma del delitto. È stata recuperata? Per uccidere la donna l’assassino ha usato un coltello da cucina?
In quartiere narrano di una situazione di coppia al limite della sopportabilità. E di una aggressività manifesta da parte del marito verso altri abitanti dello stabile di Lope de Vega 1. Strilla e improperi avrebbero più di una volta convinto i coinquilini a intervenire, preoccupati, per quanto purtroppo temevano potesse succedere. Come spesso, troppo spesso, accade in qualche modo Wafaa, forse per paura, forse per incauto sperare, “assolveva” il marito giustificando i suoi eccessi come un semplice modo di redarguire i figli. Abbiamo visto come è andata a finire! Quello della Barona è il sesto femminicidio di quest’anno a Milano e pone il capoluogo lombardo al secondo posto, dietro a Roma, in questa triste classifica. Ironia della sorte una settimana fa alcune associazioni avevano annunciato una iniziativa, che coinvolge proprio le case Aler ,per mettere sotto tutela e in sicurezza le donne vittime di violenza domestica e di stalkiing. Regione Lombardia e Aler Milano, in collaborazione con Telefono Donna, hanno individuato sei appartamenti a Milano e cinque a Rozzano, che ospitano già 26 donne. A otto di loro è offerta anche l’assistenza legale. Un bel progetto. Di cui forse Wafaa non era a conoscenza. Oppure non ha fatto in tempo a scappare. E a chiedere aiuto.
Marco Gregoretti