Altro che Patagonia. “Che ci faccio io qui?” Bruce Chatwin lo scrisse immaginando Milano nel 2023. Dove la giornata può iniziare svegliandosi in un bilocale a 1000 euro al mese, proseguire a bordo di un mezzo pubblico con il biglietto più caro d’Italia e svilupparsi tra un borseggio, un’aggressione sessuale, una coltellata. Con il sindaco girato dall’altra parte. E con la cara vecchia borghesia che sta esalando gli ultimi respiri. Nel mezzo delle categorie che un tempo si chiamavano classi, infatti, come racconta in un articolo pubblicato venerdì 17 marzo dal sito della diocesi milanese (www.chiesadimilano.it) la professoressa Cristina Pasqualini, sociologa e docente all’Università Cattolica, si sta formando, anzi, si è già formato un cratere. È quello spazio umano, culturale ed economico, che sta sprofondando, ma che aveva fatto grande la capitale morale d’Italia: la classe media. Il combinato disposto messo in campo da chi governa questa città -retorica, ipocrisia, distanza siderale dalla realtà quotidiana di chi si sbatte, leggi, regole, provvedimenti con la puzza sotto il naso, egoismi auto-conservativi di chi teorizza quei provvedimenti- sta uccidendo il ceto medio. A cui aveva dedicato un saggio elogiativo persino il comunista Giorgio Napolitano. Ora nella metropoli ci sono due realtà sempre più marcate, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. La ristrettissima, piccola, cerchia dei “ricchi” tinti di buonismo che non vogliono i “maranza” sotto casa, quelli dell’ area c (e b), sempre più in spolvero ed esclusivi. E l’altra, in via di espansione, proprio per l’arrivo della fu middle class, detta dei poveri o dei “periferici”. Che cosa può regalare di così attrattivo una città dove, in piena angoscia finanziaria delle famiglie, diminuisce il lavoro, si prendono anche tre multe al giorno che, se non le paghi entro cinque, diventano un secondo mutuo? E dove aumentano i prezzi del mercato immobiliare e dei beni di prima necessità (ci sono panetterie che se la battono con Cartier, ma anche alcuni supermercati non ci scherzano)? Ma sì, dai ci resta lo spettacolino quotidiano delle borseggiatrici, dei pusher tra i binari, dalle baby gang… Suvvia, però, un record lo abbiamo: quello del più alto numero di anziani abbandonati. E che a volte nessuno si accorge che sono morti, da soli, in casa. A Milano c’è un muro, sempre più alto. È quello che divide i ricchi dai poveri. Salviamo il ceto medio!
Marco Gregoretti