Per una vittima di violenza sessuale l’audizione protetta è, usando eufemismo, terribilmente toccante. Lo sa bene quella ragazzina neanche quattordicenne di Monza che ha dovuto viverla in prima persona. Gli inquirenti e i loro consulenti volevano sapere se, quando e come lo zio avesse abusato sessualmente di lei. Ci si mette un po’ a superare lo sgomento per quelle domande dure, ma necessarie per appurare la verità oltre ogni ragionevole dubbio. Come potrebbe essere quella contenuta nel fascicolo della Procura della Repubblica di Monza che, per disposizione del gip, su richiesta del pubblico ministero, ha disposto l’arresto di un uomo di 50 anni. Che, dopo un anno di indagini a tappeto, i Carabinieri di Cusano Milanino hanno provveduto a rintracciare e ad accompagnare in carcere. Il cinquantenne brianzolo, tornato al paese d’origine dopo essere stato messo alla porta dalla moglie con cui viveva a Monza, è indagato con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti della nipote. E, secondo quanto risulta a Libero, potrebbero esserci altre piccole vittime. In un crescendo paradossale, che in questi ultimi giorni vede investigatori e inquirenti della provincia di Monza e Brianza, impegnati in un delicato lavoro su reati sessuali consumati in famiglia (ieri abbiamo raccontato di una ragazzina presumibilmente violentata dal nonno, oggi di un’altra vittima, questa volta, stando ai verbali, dello zio), la domanda carica di angoscia è: di chi possono fidarsi bambini e adolescenti? Visto che nella storia che stiamo raccontando il familiare, come scrivono i militari dell’Arma “approfittando dei pigiama party organizzati presso la propria abitazione fra cuginetti, avrebbe più volte palpeggiato la nipote nelle parti intime”. Già, i pigiama party. Un modulo, a quanto pare, che troviamo in tante altre inchieste. Come quella che qualche anno fa toccò il mondo dell’arte e del giornalismo milanesi e che portò in prigione un noto personaggio che, tra festicciole a casa sua, spettacolini improvvisati sul lettone e bagnetti di gruppo chiuso nella toilette di casa, fu denunciato da alcuni genitori. L’unità della Questura di Milano che si occupa di violenze su minori, riempì di riscontri un fascicolo sulla cui copertina c’era scritto: violenza sessuale su X più altre bambine. “Chi subisce abusi sessuali in età infantile o adolescenziale” dice a Libero l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno delle vittime “soffre un trauma che difficilmente potrà essere superato se non attraverso lunghe e, purtroppo, dolorose terapie psicoterapeutiche, che durano anni e comportano spesso notevole sforzo, anche economico. Per questo serve un adeguato supporto psicologico e le vittime non vanno lasciate sole, non solo nell’immediatezza dei fatti ma anche e, soprattutto, dopo”.
Il provvedimento preso dalla Procura di Monza nei confronti dello zio della giovanissima vittima è arrivato grazie al lavoro dei Carabinieri svolto dopo la denuncia presentata un anno fa dai genitori. Ma la nota dolentissima è che il Gip fa riferimento a “reiterati atti”, il che significa che l’indagato avrebbe più volte abusato della nipote. Non basta: l’inchiesta potrebbe allargarsi. Tra le minori ascoltate in audizione protetta c’è anche la figlia dell’uomo arrestato. “Questo non significa” spiegano a Libero gli organi di indagine “che ci siano riscontri di attenzioni sessuali anche nei suoi confronti”. Ma non è purtroppo da escludere che la nipote non sia l’unica vittima. “Anche se in questi casi gli accertamenti sono molto difficili”.
Il quadro indiziario nei confronti dell’uomo arrestato a Cusano Milanino non lascia molti dubbi per la sua gravità. Lo stesso gip parla “di attrazione irrefrenabile verso soggetti immaturi la cui capacità di resistenza a offerte sessuali insidiose è assai debole”. Irrefrenabile sarebbe anche il tentativo di farla franca e di reiterare, visto che, secondo gli atti, il “caro parente” avrebbe “esercitato pressioni sui familiari al fine di ritrattare le dichiarazioni rese, attraverso minacce orali e facendo leva sui sensi di colpa”. Beh, che dire? Speriamo che la legge sia adamantina. “Se tutto sarà confermato“ dice ancora a Libero Aldrovandi “non basterà una condanna giusta, ma servirà anche un efficace percorso riabilitativo, poiché non è pensabile che sia sufficiente qualche mese o anno di carcere a rieducare chi ha devianze sessuali così gravi”. Le statistiche criminaliste, però, raccontano un’altra storia: i pedofili sono quasi sempre delinquenti seriali e irrecuperabili.
Marco Gregoretti