Dossieraggi, video hard, depistaggi. Vogliono sciogliere l’Antimafia e fermare le indagini sui mandanti delle stragi e degli omicidi a un passo dalla verità? Parla Riccardo Sindoca, impegnato sul campo con un pool di criminologi e criminalisti particolarmente competenti. “Stiamo guardando anche Oltreoceano” dice in esclusiva al blog

23 maggio 1992. Strage di Capaci
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L’agente segreto Riccardo Sindoca
L’ultima è la rivelazione shock raccontata da Donatella Di Rosa, l’ex Lady Golpe degli anni novanta, sulle pressioni sessuali, un tantino perverse, che avrebbe ricevuto, come raccontato dal quotidiano La Verità, dall’importante colonnello G. consulente di magistrati che conducono delicate indagini anti mafia. Con tanto di video a luci rosse arrivati negli uffici giudiziari in contemporanea alle rivelazioni sui dossieraggi del tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano. Che cosa sta succedendo all’Antimafia? Cialtroneria o modulo deviato? O c’è qualche cosa che non si deve scoprire? Forse tutto ciò…
Il blog vi racconta un pezzetto in più. Lo fa con una intervista volante all’operatore di intelligence Riccardo Sindoca, impegnato sul campo in questo periodo, insieme a un pool di criminologi e di criminalisti di specifica competenza, proprio a indagare sui più efferati fatti di mafia degli ultimi trent’anni.
Donatella Di Rosa- Lady Golpe. Oggi teste al processo per la strage di Piazza della Loggia, Brescia (28 maggio 1974)

Chi è il l’ufficiale G. di cui scrive il giornale diretto da Maurizio Belpietro? E questa storia di Lady Golpe non le sembra un “fatto apposta”. Che cosa balla?
È il colonnello dei Carabinieri Massimo Giraudo. Mah… io penso che ci sia, tanta e anche stupida leggerezza da parte di chi non dovrebbe di per sé esserne portatore: leggerezza personale comportamentale di sicuro. Il punto è che poi questa venga usata per delegittimare situazioni di certo molto più scabrose e nevralgiche sotto il mero profilo istituzionale… Significa anche che con il racconto di queste “debolezze” sia minata la credibilità di chi sta ancora operando “sul pezzo”. Di chi sta lavorando per fare “vera antimafia”, per cercare la verità con onore e correndo rischi importanti. E non con sesso e cibo! Che dovrebbero essere mero appannaggio della vita privata e mai mescolato a quella professionale.

Peraltro viene fuori quasi insieme alle “rivelazioni” sui dossier del tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano. Che cosa sta succedendo?
Io sto operando con un pool di esperti criminologi e criminalisti, anche alla luce di nuove analisi. Ci stiamo occupando del ritrovamento degli esplosivi nei pressi della casa di vacanza di Giovanni Falcone, all’Addaura, Palermo, della strage di Capaci e di quella di via D’Amelio. Non solo: di quello che ho sempre ritenuto essere stato l’omicidio del maresciallo del Ros dei Carabinieri Antonino Lombardo e non il presunto suicidio. Lui Falcone e Borsellino sono morti per regalarci un mondo diverso. Meritano giustizia e verità.

Dunque è questo oggi il suo impegno sul campo? Sono queste le verità che rischiano di non essere mai raggiunte?
Si stanno facendo passi avanti. Non riguardano solo la Sicilia, che resta un punto di partenza delle investigazioni. Ma c‘è la contezza di un filo rosso che lega tutti questi tragici eventi. Aggiungo l’omicidio dell’agente di Polizia Antonino D’Agostino: il processo ci conduce a guardare oltre oceano e per più ragioni

Addirittura?
Guardi, cominciamo dal cosiddetto dossier Mafia e Appalti. Non è la conclusione, bensì il punto di avvio. È da qui che siamo partiti. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino stavano arrivando al dedalo di società americane coinvolte. E quindi al vero e reale livello superiore.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Lei ha detto che su questo punto è perfino d’accordo con l’ex eroe di Mani Pulite Antonio Di Pietro
Certo! Non tutti sanno, forse, che Mani pulite fu una costola di Pizza Connection, su cui stava, appunto, indagando Antonio Di Pietro

Urca! Una bomba…
Di Pietro fu fermato e costretto alle dimissioni quando, investigando su Pizza connection, “intercettò” il filone del rapporto tra la Mafia e gli appalti. A livello globale. Stava seguendo il filo rosso che cuciva corruzione, politica e mafia. Nostrano e non solo. Di Pietro era a pochi passi dal portare alla luce il percorso di una parte della maxi tangente Enimont che, come lui stesso ha confermato, lo avrebbe messo in condizione di inquisire e di arrestare Giulio Andreotti. Ecco, sarebbe un vero peccato che per colpa di qualche “mela marcia” si fermasse tutto.

Che cosa intende?
Mi riferisco alla “gola profonda” al centro dell’inchiesta perugina e alle accuse mosse da Donatella Di Rosa-Lady Golpe al colonnello Giraudo. Si corre il rischio di minare la credibilità dei magistrati e degli operatori che stanno investigando

Antonio Di Pietro ai tempi di Mani Pulite

Quali sono i suoi sospetti?
Principalmente due. E credo che sia sufficiente ragionare per arrivare a ciò che sto per dire.

Dica, dica
Il primo è la tempistica della diffusione di queste notizie: mi lasciano intuire che siamo solo all’inizio. Che questo è il preludio…

Di che cosa?
Vorrei rispondere alla domanda: a chi giova? Ma non lo faccio. Per ora…

Glielo suggerisco io, se permette. Gira insistentemente la voce che vogliano sciogliere l’Antimafia
No comment

Giovanni Melillo. Procuratore Antimafia

E il secondo sospetto?
Il modulo che vede l’”utilizzo” di donne particolarmente esposte e con un curriculum di un certo tipo, per insabbiare e per depistare. È appena successo in Vaticano con Cecilia Marogna. Stanno replicando qui con Lady golpe
Marco Gregoretti