Caffè con dehor a due passi dal Duomo di Milano. Galeotto il caldo anticipato di questo marzo pazzerello. Due amiche, turiste nordeuropee, nella tappa milanese del giro nel Belpaese, viste le temperature miti, non resistono, restano in t-shirt e si siedono all’aperto.. “Due capuzzini, please!”, azzardano. Sono rilassate. Zainetti sotto il tavolino, smartphone sopra. Si avvicina un gruppetto di giovani donne. Due sono in stato interessante. Compare un foglio vicino alle tazzine dei cappuccini, ma le ragazze non ci fanno caso che è planato proprio sopra a uno dei cellulari. C’è scritto qualche cosa, tipo una richiesta di informazioni. Rispondono con due sorrisi che vogliono dire: “Non capiamo una parola di italiano”. Quando il pezzo di carta se ne va, insieme a chi lo aveva portato, ops!, il telefonino non c’è più. Le malcapitate innamorate dell’Italia non erano a conoscenza del fatto che nella capitale motore del Paese si aggirano, più o meno indisturbate, le adepte di una piccola organizzazione che oramai è diventata un brand: “le borseggiatrici”. E quello del pezzo di carta con la richiesta di informazioni e o di soldi è l’ultimo stratagemma per rubare. Ha vari adattamenti: da strada, da locale al chiuso, da locale all’aperto… ”La tecnica del foglietto è sempre più di moda” conferma Nicholas Vaccaro, il giovane appena maggiorenne, oramai la “tubestar” anti borseggiatrici che ha risposto alla consigliera comunale del Pd Monica Romano, dicendo “I miei coetanei vanno in disco, io passo il tempo a filmare e a denunciare gli scippi in metropolitana”. Aggiunge Nicholas “Le vittime predestinate dei fogliettini sono i ragazzi e le ragazze, magari al bar. Queste arrivano con il pezzo di carta, ti distraggono chiedendoti le informazioni e, ti sfilano lo smartphone o un altro oggetto personale”.
È evidente che le tecniche applicate al borseggio sono studiate, provate, collaudate. E che l’abilità di chi le utilizza è il risultato di prove su prove. Insomma, si esercitano per ridurre al minino la possibilità dell’errore. E dentro c’è tutto: il trasformismo, i tecnicismi per distrarre la vittima, la recitazione, l’astuzia, la rapidità, il camuffamento, il veloce dileguamento. Scaltrezza e determinazione aiutate, per la verità, anche da un potenziale allargare le braccia delle forze dell’ordine che arrestano praticamente sempre le stesse ladre perché dopo poche ore sono di nuovo libere di operare. Una specie di moto perpetuo o di tragicomica commedia all’italiana. Difficile perfino riuscire a quantificare il fenomeno: la lotta è impari perché le giovani donne mandate a rubare in giro per la città, sono sempre un passo avanti.
L’altro format da scippo che garantisce facili successi è quello della sciarpa e del giubbino. Anche in questo caso il combinato disposto è l’imbambolimento del preso di mira con la rapidità dell’esecuzione. Spiega l’esperto Nicholas Vaccaro: “Agiscono in due o tre. Una allunga il giubbino e l’altra la sciarpa, nei lati dove stanno infilando la mano nella borsa o nello zaino della turista, l’eventuale terza distrae. E cominciano a ravanare all’interno”.
L’osservazione da entomologo di Nicholas, ma anche degli altri giovani e meno giovani impegnati in questa “missione salva borse e zainetti”, ha prodotto sicuramente il risultato di capire come agiscono e, quindi, di cominciare a difendersi prevenendo l’azione delle borseggiatrici. Ora, dopo l’intervento della consigliera comunale del Pd, c’è un gran discutere sull’opportunità di utilizzare lo strumento, in effetti border line, di filmare mentre si impossessano di oggetti altrui. Se, dunque, esiste un legittimo timore che si possano attivare reazioni a catena violente in una guerra tra poveri, la polemica ha tutta l’aria di un depistaggio, però. Chi si deve occupare della sicurezza sui mezzi pubblici? A che cosa servono le telecamere installate negli autobus e nelle carrozze della metropolitana? In teoria, insomma non ci sarebbe bisogno dell’interventismo di Nicholas and company. Forse Monica Romano ha scelto l’obiettivo sbagliato per le sue durissime critiche. È il suo sindaco che continua a dire che a Milano la scurezza è uguale per tutti.
Marco Gregoretti