Quando gli operai che si trovavano in zona hanno notato sulla spiaggia di Rivabella, vicino a Lecco, quella Panda bianca, con ruote anteriori immerse nell’acqua del lago, si sono insospettiti e sono andati a vedere. Non si aspettavano, però, di trovare il cadavere di una donna adagiato sui sedili posteriori dell’auto. Hanno dato l’allarme. I Carabinieri del Comando provinciale agli ordini del comandante Alessio Carparelli, arrivati sulla spiaggia di Rivabella insieme ai volontari delle Croce verde e ai Vigili del fuoco, hanno identificato la vittima: la psicologa e scrittrice Maria Cristina Janssen, 67 anni, madre di due figli, separata e piuttosto conosciuta sia come formatrice che per la recente pubblicazione di due romanzi. Il primo è I rami e le foglie, dove racconta la storia dell’incontro tra una giovane laureanda e una donna di cinquant’anni e l’altro si intitola Nora, breve romanzo “storico” sulle vicissitudini di un’operaia metalmeccanica rivoluzionaria di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, dove, peraltro, Janssen si era trasferita, con il marito, nel 2006, lasciando Milano. Alla fine dell’anno scorso, probabilmente a causa della separazione, però era tornata nella metropoli lombarda. Il caso è stato preso molto seriamente dagli organi inquirenti: le indagini, affidate ai militari dell’Arma, sono coordinate direttamente dal Procuratore di Lecco Ezio Domenico Basso. Al momento di andare in stampa sono ancora in corso gli interrogatori dei parenti della donna e del giro dei conoscenti più stretti. Le indagini non trascurano alcuna ipotesi, anche se un dato più preciso si potrà avere dopo l’esame autoptico disposto dal magistrato. Non viene escluso il gesto volontario che, al momento, sembrerebbe l’ipotesi su cui si stanno maggiormente concentrando le attenzioni degli investigatori. Per questo grande importanza viene data alle dichiarazioni di chi la conosceva bene. Setacciata anche la sua attività professionale molto spesso in contatto ravvicinato con storie di grande sofferenza, di disagi profondi, di interventi su soggetti in difficoltà esistenziali, con la conseguente possibilità di indurre, come spiega la letteratura psicoanalitica, reazioni da stress post traumatico. O, perfino, da burn-out, quell’insieme di sintomi gravi da fatica psicologica maturata nel contesto lavorativo. Sono elementi catturati, con ogni probabilità, da inquirenti e da investigatori. Che, non essendo stata trovata alcuna traccia di violenza sul corpo dalla psicologa morta, non propenderebbero per l’omicidio. I Carabinieri stanno cercando di chiarire anche altri elementi. A cominciare da un’incongruenza, e cioè che cosa ci facesse la dottoressa Janssen vicino a Lecco, su quel punto del lago di Como. Non risulta che fosse tra le sue mete abituali. Inoltre i sommozzatori hanno scandagliato il fondale del lago nei pressi del ritrovamento, per stabilire che la donna fosse, o meno, sola in macchina e per capire se sott’acqua possa essere finito qualche oggetto utile alla determinazione dei fatti.
La morte di Maria Cristina, non è un caso banale, in qualsiasi modo finisca il suo iter investigativo. La dottoressa Janssen, neo pensionata, come il marito, aveva da poco terminato l’incarico come giudice onorario al Tribunale dei minori di Firenze, spesso al centro di vicende oscure, come quella del Forteto, che riguardano la vita dei bambini. A Libero risulta che siano tuttora in corso accertamenti sulla gestione degli affidi coordinati da quegli uffici. In particolare si starebbero passando alla lente di ingrandimento le linee seguite e praticate da alcuni operatori. Nel 2020 fu arrestata una collega della psicologa morta: il giudice onorario Rosa Russo fu accusata di “aver violato in modo sistematico e continuativo i doveri del proprio ufficio”. Al centro dell’inchiesta c’era un presunto giro di presunta corruzione che coinvolgeva case di accoglienza per minori disagiati. Le notizie rivelate da fonti “legali” parlano di uno scenario che non si discosterebbe molto, dunque, dalle storie “bibbianesche” (Lo scandalo che nel giugno 2019 racconto al mondo metodologie terribili nel trattare i minori e modalità non corrette per l’affidamento alla famiglie o alle comunità nel comune di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia). Non si trovano conferme in Tribunale, a Firenze che il caso non sia ancora chiuso e che altri filoni si siano aperti. E, comunque, non ci sarebbe alcun elemento che metta in relazione il contesto rivelato a Libero, con la morte della psicologa. Anche perché una cosa la dicono al Tribunale dei minori di Firenze: “Qui ci ricordiamo Maria Cristina Janssen come persona stimabile e cortese. Non c’erano ombre su di lei”.
Marco Gregoretti