Quella passeggiata domenicale nel centro di Milano poteva diventare un incubo. Invece, per fortuna, c’è il lieto fine. E l’applauso va tutto a un padre di 41 anni che con il suo sguardo vigile e la sua prontezza di riflessi, forse ha evitato il peggio. Domenica 21 maggio, alle sei del pomeriggio, papà, mamma i due loro bambini, uno di sette e il più piccolo di due anni, erano a spasso con un’amica e il figlio di nove anni. Le mamme erano da poco entrate nella gelateria di una famosa catena gourmet, in piazza Gae Aulenti, ormai status symbol dello struscio da capitale europea. Il papà era rimasto fuori, davanti, a badare ai tre pargoli che stavano giocando e scorrazzando comme il faut. Non li perdeva d’occhio un istante. Ecco perché si è accorto che una giovane donna di 22 anni, appena arrivata in “Gae” dalla zona popolare di San Siro, dove abita, non è chiaro se da sola o con qualche familiare, si era avvicinata al più piccolo rivolgendosi a lui con frasi incomprensibili e sconclusionate. Poi lo aveva preso in braccio allontanandosi di tre o quattro passi, nella direzione opposta alla gelateria. Le urla del giovane genitore, oltre ad aver attirato l’attenzione dei presenti, hanno sortito l’effetto di fare recedere la ragazza da eventuali brutte intenzioni “Che fai? Dove vai? Lascia subito il bambinooo!!!”. La donna, “nata in Italia e di origini nord africane” spiegano a Libero alla Sala Stampa dei Carabinieri ”ha percorso pochi metri e, inveendo con frasi sconnesse, ha liberato il piccolo. Che è tornato tra le braccia del papà”. Una pattuglia dei militari dell’Arma, in zona per il prestabilito servizio di controllo del territorio, è stata informata di quanto era appena accaduto e dopo pochi minuti ha fermato la donna. “L’abbiamo trovata ancora in piazza Gae Aulenti, a 100 metri dalla gelateria. È stata accompagnata in caserma dove l’abbiamo indentificata e denunciata a piede libero per sequestro”. Al terminale risultava segnalata con precedenti per reati contro il patrimonio, oltre ad essere affetta da sindromi di carattere psichiatrico.
“Il fatto accaduto” spiega a Libero l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’osservatorio nazionale sostegno vittime “al di là della rilevanza penale oggettivamente esigua dal momento che il bambino è rimasto nelle mani di colei che ha tentato il sequestro per pochi minuti, ed è stato tratto in salvo immediatamente dal padre, mette in luce la situazione di grave disagio e di criticità in cui versano alcune persone, molte di queste giovani”. Secondo i dati che arrivano dai quartieri di Milano, oggetto a breve della mappatura sui temi della sicurezza proposta dal gruppo consigliare di Fratelli d’Italia, in Comune, la rilevanza delle problematiche psicologiche, anche gravi, tra i cittadini è aumentata in maniera spaventosa e allarmante. “La ragazza in questione” aggiunge Aldrovandi, “è risultata avere alcuni precedenti penali, nonché essere affetta da patologie di natura psichiatrica. Ora viene da chiedersi se sia seguita dai servizi sociali, dalle strutture a ciò preposte e se le persone che fanno parte della sua cerchia familiare si adoperino affinché le sue fragilità siano adeguatamente affrontate e risolte. I disagi psichiatrici non sono passeggeri, ma si presentano come vere e proprie malattie ,da affrontare nel modo più adeguato, innanzitutto nell’interesse della persona che ne è vittima.” E anche del contesto in cui vive, aggiungeremmo.
Insomma, se è vero che probabilmente parlare di sequestro di persona sia in questo caso eccessivo, si gela il sangue nelle vene a immaginare che cosa sarebbe potuto succedere a quel bambino finito nelle mani di una persona affetta da seri disagi psicologici. Per fortuna che esistono i papà. Che qualche raffinato “pensatore unico” vorrebbe cancellare dalla faccia della Terra.
Marco Gregoretti