Le immagini del video sono un pugno nello stomaco. La moto arriva a tutta velocità. L’auto sta cercando di affiancare il lato della strada per dare spazio. Non fa in tempo. La botta, frontale, è terribile. La gente accorre. Un ragazzo è a terra. Non c’è niente da fare. La notizia è rimbalzata, con il suo carico di dolore, ieri: Christian Donzello, centauro sedicenne di Monza, arrivato all’ospedale Niguarda di Milano, nel tardo pomeriggio del giorno, prima non ce l’ha fatta. Domenica, dopo le 16, a cavallo della sua TM Racing 125, con il cavo dell’acceleratore teso al massimo, nel rettilineo di via Friuli, a Biassono, vicino a Monza, ha impattato il cofano dell’automobile di media cilindrata guidata da un ragazzo di 22 anni di Seregno. L’altro giovane coinvolto nell’incidente, 18 anni di Carate Brianza, a bordo di una Husquarna 125, se l’è cavata fortunatamente con lievi conseguenze: trasportato all’ospedale San Gerardo di Monza, è già stato dimesso con sette giorni di prognosi.
Quando i Carabinieri del comando provinciale di Monza, agli ordini del maggiore Emanuele D’Onofrio, allertati da una telefonata, sono giunti sul posto, hanno trovato le evidenze che la disgrazia si fosse consumata durante una sfida tra motociclisti. Sono gli stessi filmati messi in rete a documentare il fatto che a sfrecciare nel lungo rettilineo di Biassono fossero un consistente numero di potenti “due ruote” e che la gara avvenisse davanti a un pubblico interessato. Ovviamente all’arrivo delle forze dell’ordine in molti si erano già dileguati. “Per ora” trapela dal comando provinciale di Monza Brianza dei Carabinieri “non c’è nessuno iscritto nell’elenco degli indagati. Stiamo facendo i rilievi”. Il che significa che sono in corso le indagini per capire che cosa sia realmente successo e se ci siano delle responsabilità. Intanto c’è da stabilire se i motori delle due motociclette fossero stati modificati, aumentandone la potenza oltre il limite gestibile. “Non sarà semplice” spiegano ancora gli investigatori “a causa del fatto che la moto condotta dalla vittima fosse praticamente distrutta”. Il cuore dell’indagine, dunque, riguarda l’eventualità che Christian sia morto perché stava partecipando a una corsa clandestina. In un passato recente vi erano stati un paio di interventi dei militari dell’Arma nella zona dell’incidente di domenica pomeriggio. I Carabinieri, allertati dagli abitanti della zona, avevano sgombrato centinaia di auto e di moto che si sfidavano e allontanato dai bordi della strada il pubblico. Ma da settembre al Comando provinciale non erano più arrivate segnalazioni. “Può darsi” spiegano “che con l’avvicinarsi della bella stagione abbiano pensato di organizzare altri raduni simili”. Due elementi, però, questa volta, si discosterebbero dal format standard: il fatto che partecipassero solo “due ruote” e la scelta del pomeriggio per la presunta sfida clandestina a tutta velocità. Quindi, per quel che riguarda la posizione dell’automobilista, non ci sarebbero rilievi di alcun genere. Anzi, a quanto pare stava cercando di togliersi dalla strada per non intralciare il passaggio.
Resta che Christian sia morto durante una probabile gara non autorizzata, in città, in pieno giorno. Quindi, esistono tutti i presupposti per individuare delle responsabilità. L’impegno degli investigatori, grazie ai rilievi sul posto e a eventuali testimonianza di chi, forse, ha capito che ci si è spinti un po’ troppo oltre, è quello di individuare chi organizza, nella zona, questo genere di competizione illegale e pericolosa. Che ci siano scommesse o meno. “Però che non si dica”, precisa a Libero una fonte investigativa “che Biassono sia il paese delle corse clandestine. Non è così. Ci sono stati pochi interventi in passato. E da ameno sei mesi non si registravano segnalazioni. Ora, l’importante, è beccare gli organizzatori. E per favore, smettetela, voi giornalisti, di fare paragoni a vanvera con Fast and Furious o roba del genere”. In effetti ci sono due differenze fondamentali. La prima è che domenica non gareggiavano automobili, ma motociclette. La seconda è, come dice una Carabiniere arrivato sul posto della tragedia, che la vittima non è un trentenne mago imprendibile dell’asfalto, ma un ragazzo di 16 anni. Come dire: prestiamo più attenzione agli adolescenti.
Marco Gregoretti