Non sono passati neanche 10 giorni dall’aumento del biglietto dei mezzi pubblici, che ora costa 2 euro e 20 centesimi (a Roma è ancora fermo alla nostra preistoria: 1,50 euro), che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, invita esplicitamente gli imprenditori a mettere mano al portafoglio per risolvere i problemi della città e aiutare i milanesi in difficoltà. La sceriffo di Sherwood che finge di essere Robin Hood con le frecce degli altri, ha cogitato questa fantasmagorica idea per rispondere alle critiche del presidente di Assolombarda Alessandro Spada, che, con un’intervista al Corriere della Sera di ieri, mercoledì 18 gennaio, rimarcava l’assenza a Milano di una visione comme il faut e, soprattutto, come la metropoli motore del Paese meriterebbe. Il ragionamento consegnato da Spada al Corriere della Sera non è un j’accuse giacobino a Palazzo Marino, è la traduzione pacata di quello che pensa la stragrande maggioranza dei cittadini milanesi: il governo della città è più che altro un governo posseduto da una crociata contro le automobili. Non so ha notizia di altre iniziative che l’abbiano caratterizzato, se non durante la parentesi di Expo 2015, eredita dalla giunta di centro destra. Ma lasciamo perdere… Gli argomenti caratterizzanti sono stati l’Area c, ‘Area b, le piste ciclabili da “adventure village”, il limite dei 30 allora. “Il punto” confida un costruttore a Libero “è che Sala vive di luce riflessa. Milano è cresciuta indipendentemente da quello che lui ha fatto”.
Vuol dire che la capacità della città di stare sul mercato delle migliori metropoli del mondo, è in gran parte merito di quell’imprenditoria a cui il sindaco ha chiesto di caciare fuori la grana. Davvero Sala non sa che è nel dna degli industriali e degli imprenditori lombardi il tesoretto dedicato al territorio? Ignora che ogni area bonificata milanese è risorta a nuova vita proprio grazie alle risorse messe a disposizione dai pesanti nomi del mondo delle costruzioni? Quel mondo, per esempio che da decenni ha in realtà datoriali come Assimpredil-Ance, una fucina e un veicolo di proposte per rendere più agevole e meno burocratico l’impegno di chi vuole investire. Si tratta di impresari edili che si sono messi a disposizione, a scapito anche del proprio lavoro, per rompersi la testa per trovare punti di incontro, per esempio sull’annosa questione del codice degli appalti, ma anche per realizzare progetti di housing rivolti ai giovani che a migliaia arrivano dall’estero attratti dall’operosità e dalle Università milanesi. Sala ha partecipato a decine di convegni su questi temi. Lo sa benissimo. E sa benissimo anche che la filiera dell’impresa ha dato tanto e ha ricevuto molto poco. Diciamo che è stata lasciata sola a leccarsi le ferite delle crisi economiche dal 2008 in poi. Senza smettere, come ha fatto durante la pandemia, di regalare idee, progetti e concretezza a Milano e ai milanesi. Ancora aspetta di ricevere quel poco che chiede da tempo: più lavoro e meno burocrazia. “Non credo” dice ancora l’imprenditore che ha parlato con Libero “che Sala sia molto sul pezzo per Milano. Anzi, è sempre stato alla ricerca di qualche exit strategy”. Dopo che gli è andata buca con il Ministero che sognava di ottenere con il Pd (pensò pure a Palazzo Chigi), avendo perso ogni speranza per trovare spazio in Regione, oggi, con il governo centrale di centrodestra e Letizia Moratti in corsa, non se lo fila nessuno. Allora capriccia.
Marco Gregoretti