Da quattro giorni la scurezza in Galleria Vittorio Emanuele è gestita vigilantes privati. Lo sta ammettendo anche il centro sinistra, perfino quello che amministra e governa Miano: affidare anche a privati la sicurezza di negozi, di luoghi storici e di cittadini, non è un peccato mortale. Anzi, di fronte al crescere esponenziale della microcriminalità da strada, è diventata una necessità. Polizia e Carabinieri non possono fare tutto, nonostante l’impegno costante. E, siccome si pagano le tasse, forse, alla Polizia municipale, dovrebbe essere allargato il range delle competenze: non solo adibita a fare cassa multando come se non ci fosse un domani. Perché il dato che emerge sempre più stringente e stressante è che chi vive e lavora nella Gran Milan non ce la fa più a resistere senza reagire al bullismo multitasking subito quotidianamente. Per la delinquenza spicciola, che spaventa e fa arrabbiare, Milano, come ha confermato Marco Calì, capo della squadra mobile nell’intervista che il nostro giornale ha pubblicato sabato scorso, resta in vetta alle classifiche. Per la precisione, secondo il quotidiano economico della Confindustria Sole 24 ore, al primo posto con 6991,3 reati denunciati in anno, in costante aumento. Ora si preoccupa il sindaco Giuseppe Sala, a lungo negazionista su questo tema. Quindi per i social sinistri, i vigilantes non hanno più la coda, neanche quelli che danno una mano a chi, magari schiacciato come una sardina, si sposta nelle linee di metropolitana a rischio borseggi. Dopo anni di strali contro chi proponeva le ronde e l’esercito a tutela dei cittadini. Difficile dire se sia anche merito delle proteste di vip e di ricconi, come l’Ambrogina d’oro Chiara Ferragni o la ex di Vittorio Sgarbi Elenoire Casalegno, o, ancora, i bocconiani scortati e lo zainetto di Flavio Briatore, fatto sta che la sicurezza privata, oramai scontata in tante civilissime metropoli occidentali e, come sostenuto con convinzione già dai tempi del job act, perfino da Matteo Renzi, si sta facendo rapidamente strada.
Quattro giorni fa, venerdì primo dicembre, dunque, una delle più antiche associazioni di commercianti di Milano, l‘Associazione Salotto, aderente alla Confcommercio, ha dichiarato a che a suo avviso il vaso è colmo. E i commercianti che ne fanno parte, hanno organizzato turni di vigilantes ingaggiati per controllare e proteggere gli esercizi commerciali all’interno della Galleria Vittorio Emanuele e in alcune porzioni limitrofe di piazza Duomo. Uomini in abito scuro e ben riconoscibili perché indossano pettorine fluorescenti, camminano e vigilano. “Oramai le dimensioni dei borseggi, degli scippi e delle rapine degli orologi di lusso” spiega a Libero Pier Antonio Galli, 47 anni, portavoce di Salotto, nonché, insieme alla sua famiglia, titolare del ristorante Galleria, “aveva raggiunto dimensioni insopportabili. Il 2023 dal punto di vista dei fatturati e dei flussi turistici è stato per noi un anno eccezionale. Ma l’aumento allarmante delle scorribande della microcriminalità, molto spesso ai danni di stranieri, non era più tollerabile. A noi non poteva andare bene che i turisti internazionali tornassero nel proprio Paese scottati da una brutta esperienza, facendo fare brutta figura a Milano, all’Italia”. Operativamente i poliziotti privati ingaggiati dal Salotto, monitorano e, se notano qualche cosa di anomalo, avvertono immediatamente le forze dell’ordine che, peraltro, molto spesso, per disposizioni della Questura, si trovano già nei pressi. “Noi” conclude Galli “lavoriamo in sinergia con e istituzioni e teniamo rapporti costanti con l’amministrazione comunale”.
L’inevitabile iniziativa che ci ha raccontato Galli è soltanto l’ultima in ordine di tempo anche se, probabilmente, la più clamorosa. Comitati e associazioni hanno deciso per una gestione della sicurezza “privatistica”, in corso Sempione, in via Lecco e incorso Como, teatro perfino di scontri armati notturni tra baby gang. Il mood ricorrente è quello anticipato sabato da Calì e confermato ora da Galli: “Più Milano diventa attrattiva e internazionale, maggiori sono gli appetiti della microcriminalità”. Proprio per questo nel pedonal-chic corso Garibaldi, dove molti esercenti si affidano singolarmente a security private, puntano sulla prevenzione. “In accordo, anche economico, con il Comune di Milano” spiega a Libero Diego Travaglio presidente di Garibaldi Discrit “Nei mesi di giugno, di luglio, di agosto, di settembre e di ottobre, cioè nei periodi turisticamente più caldi, ci siamo avvalsi di vigilantes che si muovevano lungo il corso per controllare che non succedesse nulla”.
Galleria Vittorio Emanuele, Bocconi, Corso Como, Corso Garibaldi, Sempione, via Lecco… Non proprio le periferie disagiate della grande metropoli. Non è facile immaginare che i commercianti di piazza Selinunte si associno per pagarsi le bodyguard. Più facile che ci pensino da soli in prima persona. Magari, togliendo qualche operatore dal conteggio delle multe sulle piste ciclabili, destinandolo a garantire la sicurezza anche dei poveri, si potrebbero evitare qualche botto e molte botte.
Marco Gregoretti