Ore sei del mattino di ieri, lunedì 23 gennaio 2023. Da una parte settecento persone disperate che, dopo una notte passata all’addiaccio, si stavano per trasformare in folla inferocita. Dall’altra venti agenti di Polizia, eroici verrebbe da dire, che, per evitare il peggio ed essere travolti, hanno dovuto lanciare candelotti lacrimogeni con le mani. In mezzo un gruppo di immigrati egiziani che, come si vede in alcuni filmati, intendevano far capire a modo loro a tutti, poliziotti compresi, che non avevano alcuna intenzione di rispettare la fila. Benvenuti in via Cagni caserma Annarumma, Milano. Da circa un anno all’interno di questa struttura un paio di agenti distaccati dalla Questura centrale ha l’incombente e parossistico onere del disbrigo di decine e decine di pratiche quotidiane per le “istanze di protezione internazionale” degli extracomunitari. Con l’intento di accaparrarsi una posizione favorevole all’apertura degli uffici, gli immigrati si accampano e trascorrono l’intera notte al Parco nord e in viale Suzzani. D’estate con il caldo torrido che tocca i 40 gradi e d’inverno con le temperature rigide spesso sotto lo zero, intere famiglie “passano a nuttata” in attesa degli agognati permessi. Insomma, nella città di Pierfrancesco Maiorino e del Leoncavallo, il tema che esseri umani siano costretti a dormire all’aperto in condizioni da settimo mondo, per esercitare un diritto, non sfiora l’agenda dell’amministrazione comunale. Eppure via Cagni è a Milano. Nel mese di ottobre Libero denunciò che i 3 o 4 operatori (due dell’Ufficio immigrazione uno o due della Scientifica) svolgevano, a proprio rischio e pericolo, una mole di lavoro disumana. Detto fatto. L’altro ieri sera le prime avvisaglie. Poi, la mattina, vera guerriglia. “Durante la notte” spiegano in Questura “si sono radunate almeno settecento persone. Ma la situazione era monitorata già da venerdì pomeriggio”. In effetti la presenza di extracomunitari andava via via aumentando e il rischio che si avvicinassero troppo alla caserma, rappresentando un potenziale pericolo, era già nei pensieri degli operatori. “Per questo motivo” spiegano ancora in Questura “sono stati predisposti servizi di ordine pubblico mirati”. Ma non è bastato. Poco dopo l’alba: “Un gruppo consistente, composto prevalentemente da cittadini egiziani, con l’intento di guadagnare le prime posizioni nella fila, si è mosso in maniera repentina e compatta in direzione della porta di accesso”. Il timore che si arrivasse a una situazione critica anche per la sicurezza di persone che non avevano preso parte al blitz, era palpabile. “Ecco perché abbiamo dovuto far ricorso al lancio di lacrimogeni a mano, che, effettivamente, ha consentito di disperdere subito i facinorosi e di poter poi avviare regolarmente le operazioni di accesso”. Ieri mattina, dunque, per fortuna, concludono in Questura “La situazione è tornata alla normalità e le attività sono riprese regolarmente”. Tuttavia resta in via Cagni un presidio ingaggiato per controllare e garantire che tutto scorra fluidamente.
Per quanto le forze dell’ordine si abneghino nell’assicurare un minimo di tenuta, l’episodio di ieri mattina è ascrivibile a una escalation che potrebbe sfuggire di mano in qualsiasi momento. Silvia Sardone, europarlamentare della Lega, invita il Comune di Milano a smettere di “lavarsene le mani”, il vicepresidente della Commissione affari istituzionali della Camera, Riccardo De Corato, scrive: ”È da mesi che denuncio l’allarmante situazione di via Cagni, ma nessuno interviene o pensa di risolvere la problematica”. I più preoccupati, e ne hanno ben donde, visto che stanno sul pezzo “in presenza”, sono i poliziotti.
“Anche oggi siamo costernati dopo aver assistito all’ennesima scena di “disor-dine pubblico” in via U. Cagni”, scrive il segretario del Sap (Sindacato Autonomo Polizia) Massimiliano Pirola. Che aggiunge: “Venti uomini in divisa hanno dovuto contenere una folla in tumulto esasperata dalle temperature rigide della notte e dall’attesa estenuante. Resse, calci, pugni, lacrimogeni sono la dimostrazione che la politica di flussi migratori è troppo schiacciante rispetto alle nostre possibilità. Anche se è vero che alla fine della fiera gli unici che concretamente se ne fanno carico sono le donne e gli uomini della Polizia di Stato”. Lo sfogo del leader sindacale fotografa la realtà vera della situazione. E non quella immaginata nelle stanze di chi vive in un mondo parallelo. E questo fa paura.
Marco Gregoretti