Ed ecco che finalmente il cerchio si chiude. Ora è ufficiale: a Milano non c’è più un centimetro quadrato dove non ci sia da aver paura a starci. Dopo gli stupri in centro città, due in due giorni, si infiammano le periferie. Nel vero senso della parola. In poche ore, per l’ennesima volta va a fuoco l’ex residence Jolly Inn, ribattezzato “fortino della droga”, di via Cavezzali, 11, traversa di via Padova, e, poco dopo, 15 disperati, italiani e albanesi, si scontrano a botte e a pistolettate in via Costantino Baroni, zona Gratosoglio. Si sono spaccati di mazzate e due sono finiti all’ospedale in codice giallo.
Vediamo la cronaca d’a nuttata che non passa mai, direbbe Eduardo de Filippo.
Poco prima dell’una, tra giovedì e venerdì, un’autobotte dei vigili del fuoco, due mezzi della Protezione civile, due pattuglie della Polizia municipale, due furgoni Unareti, sono arrivati in via Cavezzali: il Jolly Inn stava di nuovo bruciando. C’era anche un pullman dell’Atm per ospitare eventuali sfollati. In effetti 22 “inquilini” sono scesi in strada, nessun ferito e soltanto tre hanno subito una leggera intossicazione. Dall’inizio dell’anno è la terza volta che il 118 viene allertato per incidenti simili all’ex residence, diventato oramai il ricovero di irregolari, di pusher e di piccoli criminali da strada. I soccorritori erano già intervenuti per un incendio appiccato dolosamente il 9 gennaio, quando 50 persone furono costrette ad abbandonare l’edificio. E, di nuovo, otto giorni dopo: il 17 gennaio. Sulle cause di quanto è successo in via Cavezzali l’altra notte sono ancora in corso alcuni accertamenti. Ma sembra essere certo che si sia trattato di quella che tecnicamente viene definita “svampata”, provocata da un allaccio abusivo al contatore.
“Pronto Polizia?” “Dica!” “Qua si stanno ammazzando di botte! Ho sentito degli spari”. Erano le due della stessa notte quando il suono delle sirene delle volanti ha riempito il quartiere Gratosoglio, per la precisione via Costantino Baroni. Una quindicina di persone sfogava la propria rabbia a suon di botte e, forse, non solo. Italiani contro albanesi. “Quando siamo arrivati” spiegano dalla Sala operativa della Questura “abbiamo trovato soltanto due soggetti. Italiani. Feriti entrambi. Il più anziano ha 47 anni, l’altro 25”. Il primo è stato trasportato in codice giallo al Policlinico, ed è già stato dimesso. L’altro, ricoverato anche lui in codice giallo, si trova ancora all’Humanitas. Per terra i poliziotti hanno raccolto anche quattro cartucce: due esplose e due no. Stabilire un movente, una ragione della maxi rissa è ancora molto difficile “Le indagini non sono finite”. Ma dovranno necessariamente svolgersi a 360 gradi: lo scenario di violenza e di disagio del Gratosoglio è davvero ampio. Racconta a Libero una persona che quei meandri conosce bene: “Qui c’è un’accozzaglia di ogni genere. Domina il cosiddetto gruppo Antifa, composto da italiani e da stranieri: albanesi, gente dell’est, arabi. Da via Baroni fino a sotto il Forno, dove si ritrovano ragazzi che provengono anche da altre zone della città, per arrivare al Campo Carraro, c’è lo schifo”. L’interlocutore di Libero spiega nel dettaglio lo schifo con un alcuni esempi che tolgono il fiato: “La palazzina a fianco del Campo Carraro è andata a fuoco innumerevoli volte. Il Comune non si capisce ancora che cosa ne voglia fare, se parteciperà ai lavori di restauro di rifacimento totale. E poi lo spaccio, il campo Rom che costeggia la Valleambrosia, quello dove fregarono le bottiglie di champagne a Lele Mora. Ancora: la zona del Ronchetto, il Parco del Ticinese. Fino ad arrivare in via Saponaro, dove, al civico 32, si è suicidato un ragazzo che abitava al Corvetto. Peraltro non capisco una cosa: con tutti i palazzoni alti che ci sono nella zona dove viveva, in via San Dionigi, per esempio, come mai è venuto a suicidarsi qui? Era stata denunciata la sua scomparsa. Poi qualcuno ha trovato quel giovane cadavere per terra. Si è lanciato davvero? Mah… Succede di tutto in questa merda di quartiere. Meglio non passarci neanche per sbaglio” .
Non sarà facile il lavoro degli investigatori. Chissà che cos’altro scopriranno. Ci vorrebbe un libro per raccontare la vita violenta tra via Baroni e Rozzano. Forse è giunto il tempo di uscire dai mantra del politichese, da qualsiasi parte arrivino. “La situazione è otre il limite” ammette parlando con Libero Romano La Russa, assessore regionale alla sicurezza “Anticiperò un fitto programma di incontri con i consiglieri delle municipalità che avevo in agenda. Per capire le problematiche di pezzi di città che stanno andando alla deriva avvierò confronti costanti con chi le vive quotidianamente. Da martedì prossimo inizierò il mio viaggio quartiere per quartiere. Non c’è più tempo da perdere. Bisogna intervenire subito”. Ma proprio subito.
Marco Gregoretti