![Pronto soccorso trincea giovedì 24 agosto 2022](https://www.marcogregoretti.it/wp-content/uploads/2022/08/Pronto-soccorso-trincea-giovedi-24-agosto-2022-576x381.jpg)
Il punto vero, però, sembra essere un altro. E ha poco a che fare con le diatribe elettorali: gli operatori sanitari sono stanchi e terrorizzati. E anche preoccupati per la sicurezza dei pazienti. Non si accontentano, oramai, neppure delle rassicurazioni che arrivano dalla Regione, per voce dell’assessore al welfare Letizia Moratti, su iniziative allo studio, come il potenziamento delle telecamere e dei servizi di vigilanza. Il limite di gestibilità sembra oramai superato ovunque. Nell’hinterland, con i picchi di segnalazioni dalle Asst di Rho, di Melegnano e della Martesana e a Milano città, nel pubblico, con i casi a ripetizione negli ospedali Niguarda, San Carlo, San Paolo, Fatebenefratelli e Sacco. E nel privato, come si capisce dallo sfogo che un paramedico del Pronto soccorso di un noto ospedale privato milanese, consegna a Libero: “Ma voi sapete che razza di vita facciamo? Qui rischiamo botte e coltellate ogni giorno. E dovremmo essere un’eccellenza, un’ élite? La gente dopo il lock-down sembra impazzita, violenta, impaziente. Sotto i miei occhi un cocainomane ha preso a pugni un mio collega. Se non ci fossi stato io l’avrebbe ammazzato. È stato arrestato perché qualcuno ha chiamato la Polizia. Una infermiera si è presa una bottigliata in testa ed è stata a letto un mese. Un’altra ha ancora i segni dei morsi sulle braccia. Noi siano stufi. La gente se ne va. Cambia lavoro. Mille persone hanno fatto i bagagli da qui, l’anno scorso”. I racconti di questo operatore sanitario del nuovo pronto soccorso del San Raffaele sono impressionanti. “Dove c’era il vecchio pronto soccorso” racconta a Libero “ora c’è il pronto soccorso ostetrico. Ci stanno ragazze e donne totalmente abbandonate L’altra notte sono arrivati alcuni marocchini armati di coltello e hanno spaccato vetri, urlato… Le ragazze si sono salvate perché sono riuscite a nascondersi”. E siamo al San Raffaele… “Il fatto è che non c’è alcun tipo di controllo” dice ancora a Libero “Non abbiamo neanche il posto fisso della polizia e la vigilanza. O meglio, c è solo sulla carta. Può succedere di tutto a noi, ai medici e ai pazienti. Che aspettano anche otto giorni in barella per avere un posto letto”. Lui e i suoi colleghi hanno una rivendicazione che ritengono oramai improcrastinabile: “Vogliamo il posto di controllo di Polizia e un servizio di vigilanza h 24. O dobbiamo aspettare che ci scappi il morto?”
Si intuiscono bene, quindi, le motivazioni di Marco Bordonali, direttore del pronto soccorso dell’ospedale privato milanese San Giuseppe, che, rilasciando un’intervista all’Agenzia giornalistica Italia (Agi) ha annunciato: ”Me ne vado da Milano, dove si lavora con pochi mezzi, pressati dalla popolazione, a rischio continuo di denunce da parte dei cittadini. Ma anche di aggressioni. Siamo un sacco da prendere a cazzotti. Il pronto soccorso non è più un servizio di emergenza, ma un posto dove viene la gente che non sa dove andare. Il Covid ha fatto emergere un disastro che era latente da almeno quattro anni”. Bordonali prenderà servizio a Erba, in provincia di Como, dove spera di trovare una situazione più sicura. Facciamogli gli auguri, perché non è più tanto vero che la provincia sia sinonimo di pace sociale. L’infermiere pestato mercoledì 17 agosto al pronto soccorso di Mantova, un tempo in cima alla classifica delle città più vivibili, ne sa qualche cosa.
Marco Gregoretti