Sport and wine. Milano Cortina 2026 porterà le eccellenze vitivinicole della Lombardia nel mondo. E l’export finalmente crescerà. Il testo dell’articolo che ho scritto per Libero di martedì 25 ottobre 2022

Export dei vini lombardi: la ricerca di Klaus Davi e Giulio De Rita. L'articolo di Libero di martedì 25 ottobre 2022
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La Lombardia non è solo Milano. Non è solo cultura, non è solo laghi, sport, arte e architettura. Non è solo banche e finanza. È vero, lo shopping in via Montenapo è bello da impazzire, quasi erotico. E ogni provincia ha il suo perché attrattivo: gli affreschi, i monasteri, i parchi, i liutai… E tanto altro ancora. Però la terra di Caravaggio, di Carlo Emilio Gadda ma anche di Gualtiero Marchesi e di Carlo Cracco, ha un fil rouge che unisce le città, la campagna e i suoi abitanti, ancora troppo poco celebrato nel mondo: il buon mangiare e il buon bere. Lo hanno detto e confermato i 1000 turisti intervistati per la ricerca condotta da Fabio De Rita, ricercatore del Censis, e da Klaus Davi. “Vini Lombardi. Tra export e turismo” è il titolo del lavoro, svolto sotto l’ombrello del brand sostenibile #IoStoColMadeInItaly, presentato ieri mattina nella Sala del Gonfalone del Palazzo della Regione Lombardia. Il leit motiv dell’incontro condotto da Klaus Davi, collegato in conference call con Giulio De Rita, è stato: “abbiamo davanti un’autostrada di chance e di opzioni per incrementare la nostra bilancia commerciale dell’enoturismo. Le prossime Olimpiadi invernali (Milano-Cortina venerdì 6 febbraio-domenica 22 febbraio 2022 Ndr) saranno un evento irripetibile per mettere a terra questo progetto”. Lo hanno confermato i produttori presenti : Conte Vistarino, Edoardo Freddi, Travaglino, Triacca e Uberti. E lo ha ribadito l’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi. “È ora di fare squadra. Di valorizzare un senso di appartenenza e di identità territoriale lombarda” ha detto.
In effetti i dati dello studio di De Rita e di Davi raccontano una situazione sorprendente: la Lombardia, nonostante i risotti, gli ossi buchi, i tortelli di zucca, le bollicine, i bianchi e il Pinot nero, nel comparto delle esportazioni del settore vinicolo, è il fanalino di coda d’Italia. Che significa il 3 per cento rispetto, per esempio, al 28 della Toscana, al 23 del Piemonte e al 15 del Veneto. “Un dato assolutamente sottostimato rispetto alle reali potenzialità” osserva De Rita. In euro significa che sui sette miliardi e 100 milioni di export di vini nel 2021 e sui 4,5 dei primi sette mesi del 2022 (dati che segnalerebbero una ripresa dopo la pandemia, durante la quale, comunque, si era registrata una sostanziale tenuta), la Lombardia vale poche centinaia di milioni, al massimo 280, secondo le stime fornite dall’Istat.

Una veduta in Franciacorta

Ma la testa “lumbard” è abituata a vedere il bicchiere (in questo caso assolutamente!) mezzo pieno. Così, con fare marziale e concreto, si accinge a dimostrare come la percentuale enne volte inferiore a quella di due regioni confinanti, Piemonte e Veneto, sia, in realtà, la molla per invertire la tendenza. “Proprio la sottostima” hanno incoraggiato i produttori “ci spinge a guardare a quanto spazio potenziale abbiamo”. Si tratta, dunque, di trovare una quadratura del cerchio. La ricerca aiuta a mettere a segno l’obiettivo. Altri passaggi spiegano che la strada c’è. Che cosa rende attrattiva la Lombardia ai quasi 4 milioni di turisti stranieri (su un totale di poco più di cinque)? Quale richiamo li porta qui? Beh, sfilate e saloni, ovvio, ma anche la Città alta di Bergamo, il Sacro monte di Varese, la Certosa di Pavia, i violini di Cremona… Persino la storia industriale di Brescia. E per ognuno di questi luoghi non sono mancati i giudizi lusinghieri sui ristoranti: eccellenti e molto buoni per la maggior parte degli intervistati. Che hanno fornito in più la classifica delle ricette tipiche dimostrando di conoscere i tanti chef stellati incontrati nelle province di questa regione. Possibile, dunque, che i vini lombardi siano ancora così nicchia nel mondo? Eh, no, non va bene. Franciacorta, Oltrepò Pavese, Lugana e Valtellina non possono essere considerate denominazioni “minoritarie”. Probabilmente vedremo quel 3 per cento crescere giorno dopo giorno. L’assessore Rolfi ha le idee chiare su come fare: “Si tratta di integrare il vino con tutto ciò che succede a Milano e in Lombardia. La moda, il mobile, il design, la ristorazione, la finanza. E, soprattutto, le Olimpiadi invernali del 2026”. Bentornati favolosi anni 80. Milano da bere sta per diventare Lombardia da bere. Con bolle, bollicine, bianchi e rossi.
Marco Gregoretti