Generalmente a fare il tifo per il San Giuseppe Arese calcio e per la Dal Pozzo di Cerro Laghetto, squadre che militano in terza categoria, si presentano in venti o trenta persone. Ma, secondo la Questura di Milano a volersele dare di santa ragione, domenica 30 ottobre, allo stadio di Arese, erano in cento. 50 da una parte e 50 dall’altra. I supporter del San Giuseppe calcio, ritenuti vicino a Casa Pound e alla rete di Forza Nuova, con giovani di Cassina Nuova, di Garbagnate e di Paranzate, armati di “oggetti atti a offendere”, da una parte. Dall’altra, i “tifosi” della Dal Pozzo. Che, secondo la Digos, appartengono all’area anarchica antagonista, con contatti con il circolo Gallipettes e con gli ultras della curva sud del Milan. Questi ultimi, arrivavano, invece, da Saronno, da Bonola e da Limbiate, armati anche loro e, secondo alcune testimonianze raccolte da Libero, con i caschi in testa. Alla fine, per fortuna, non è successo niente. La Digos, coadiuvata operativamente dai Carabinieri della territoriale e da due squadre del Battaglione dell’Arma, ha intercettato i sostenitori estremi della SG Arese mentre uscivano dalle macchine, “travisati e con le bandiere arrotolate su tubi che diventano strumenti offensivi”. Nel parcheggio, per terra, gli agenti hanno trovato due passamontagna, due tirapugni, mazze e fumogeni. Il materiale è stato sequestrato “a carico di ignoti”. Ma ci sarebbero pochi dubbi sull’appartenenza.
Pochi minuti dopo, intorno alle 14, si stavano avvicinando i “nemici” della Dal Pozzo, da tempo noti e monitorati per i loro metodi aggressivi. Le forze dell’ordine hanno fatto da cuscinetto, mettendosi in mezzo, tra le due parti, evitando così il peggio. Il tutto si è risolto con urla, insulti e qualche sputo. Che anche le intenzioni dell’area anarchica fossero bellicose è dimostrato da un escamotage che ne attesta l‘abitudine allo scontro: gli autisti erano rimasti in macchina con il motore acceso. Pronti alla fuga rapida. Pensavano a un blitz. Che, per fortuna, non è andato in porto. Intanto perché, viene confidenzialmente spiegato a Libero, il gruppo di Arese aveva deciso “questa volta non facciamoci trovare impreparati” (il che non deve tranquillizzare proprio per nulla in quanto segnala uno stato di contrapposizione sociale esplosivo). E poi per il fatto che la Questura di Milano aveva, appunto, predisposto un piano territoriale articolato. I “contendenti” sono stati tutti identificati e, per adesso, non sono ancora stati presi provvedimenti come il Daspo. Anche se, Stefano Colantuono, presidente del Centro Sportivo di Arese, auspica che vengano comminati. “Queste persone” dice Colantuono a Libero, ”erano totalmente disinteressate alla partita di calcio. Neri da una parte e rossi dall’altra volevano solo menarsi a più non posso. La gara era un pretesto”. Par condicio, insomma. “Neri” e “Rossi”. Anche se i titoli dei giornali on line parlano perlopiù di Casa Pound e di armi sequestrate ai neofascisti. Potrebbero almeno dedicare un paio di righe ai “post anarchici?”.
In un clima che rischia di arroventarsi, evidentemente stanno dando buoni risultati le nuove disposizioni in materia di ordine pubblico. La prevenzione ad Arese ha funzionato in maniera impeccabile. “E’ stato un vero lavoro di squadra” dice ancora Colantuono a Libero “Sapendo che la partita avrebbe potuto costituire un rischio per l’ordine pubblico, abbiamo monitorato la attività social dei due gruppi. Le informazioni acquisite sono state girate ai Carabinieri e alla Digos. Che sono arrivati in tempo”. La società calcistica di Arese domenica pomeriggio ha organizzato due diversi ingressi. E gli uni e gli altri hanno trovato ad aspettarli gli agenti e i militari dell’Arma. “Per fortuna non è successo nulla” conclude Colantuono “Però ci auguriamo che vengano presi provvedimenti. Anche perché sennò, ogni volta dobbiamo pagare multe salate alla Federazione”. Tranquillo, la Digos proporrà il Daspo per tutti: “i neri e i rossi”, come li chiama Colantuono. Che ha una richiesta per Libero: “Per favore scrivete un articolo bello. In fin dei conti siamo riusciti a evitare una rissa violenta”.
Marco Gregoretti