Sette colpi sparati praticamente a bruciapelo. Era stato ammazzato così il cittadino cinese di 35 anni, titolare del bar Milano di piazza Angilberto, in zona Corvetto, oramai, con Giambellino e con San Siro, uno dei quartieri off limits per la sicurezza delle persone. Gli agenti della squadra mobile, il 19 dicembre scorso, trovarono il cadavere della vittima disteso a terra, vicino alla cassa del bancone, con sette buchi in corpo. Ieri, la svolta: su mandato dei sostituti procuratori milanesi del 7° dipartimento, la polizia ha arrestato un settantatreenne italiano di origini pugliesi, fortemente sospettato di essere l’autore dell’omicidio. Nel panel dei moventi il più probabile è quello dell’usura, con lo scenario sullo sfondo che potrebbe raccontare anche storie di criminalità organizzata. Le indagini sono state condotte con discrezione e in tempi brevi. Una lunga carrellata di testimoni o di persone che, comunque, sapevano o avevano visto qualche cosa, ha consentito agli investigatori di stringere il cerchio sul sospettato. Un aiuto importante è arrivato anche dalla visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza. Le testimonianze e i video erano coincidenti sui punti importanti: un uomo di circa 70 anni era arrivato in piazza Angilberto a bordo di una Punto, più o meno 20 minuti prima di sparare. Poi è stato visto scendere e dirigersi verso il suo obiettivo, in un momento in cui il locale era vuoto, con il volto travisato da una mascherina chirurgica e il cappuccio del giubbotto che indossava calato in testa. Gli indizi, quasi delle prove, sono in tanti dettagli rilevati con meticolosa attenzione dalla polizia: il colore dell’automobile, risultata intestata all’uomo in custodia cautelare e la tipologia della carrozzeria. Altri due elementi hanno convinto gli inquirenti e gli investigatori che fosse lui l’assassino: il fatto che avesse lavorato proprio in piazza Angilberto e, soprattutto, la perizia sull’arma che, come risultava dalla banca dati, deteneva: è quella che ha sparato i sette colpi mortali contro il titolare del bar Milano.
La felice conclusione delle indagini fotografa però la drammatica escalation della invivibilità della zona Corvetto, ultima propaggine del Municipio 4, dove, per chi ci abita, l’ecosistema è sempre più critico. L’omicidio di dicembre è il punto estremo. Ma in piazza Angilberto si va avanti a una media di due risse al giorno, soprattutto tra magrebini e tra sudamericani, oramai padroni del quartiere, gli uni per lo spaccio e gli altri per ubriachezza molesta dalle prime ore del pomeriggio. I cittadini non ne possono più: aggressioni, mai uno contro uno, ma tanti contro il singolo, schiamazzi, urla tutto il giorno e anche la notte. Paura, rabbia, impotenza… E stanno preparando l’esposto per la Prefettura, per la Questura, per il Comune, per i Commissariati di zona e per la Polizia Municipale. Gli abitanti chiedono: i controlli efficaci, la manutenzione del manto stradale della limitrofa via Bessarione, appena rifatto, ma già pieno di buche, e la manutenzione del verde che, dice un abitante del quartiere ,“oramai è diventato un po’ marrone e un po’ rosso, viste le coltellate e le bottigliate che si danno”. Francesco Rocca, giovane consigliere comunale di opposizione (Fratelli d’Italia) ha preso in mano la situazione E parte in quarta. Dice a Libero: “Presenterò una domanda a risposta immediata all’assessore alla sicurezza Marco Granelli a cui, tanto per cominciare, chiederò se abbia idea di che cosa succeda in Corvetto. Penso che sia necessaria, inoltre, l’istituzione di una commissione ad hoc”. La sensazione è che la giunta Sala non abbia la minima contezza della realtà. “Esattamente” attacca ancora Rocca “Sono stati soltanto capaci di calare dall’alto e di realizzare, in via sperimentale nel 2019 e definitiva nel 2022, un progetto di riqualificazione che ha semplicemente peggiorato la situazione. Senza consultare nel modo più assoluto i cittadini, che io nei prossimi giorni incontrerò, hanno chiuso al traffico e pedonalizzato una parte della piazza. L’effetto di questa bella trovata è che invece dei parcheggi ora ci sono per panchine e tavoli da ping pong, peraltro piazzati vicino ai minimarket etnici che vendono sostanzialmente alcol a poco prezzo”. L’impatto, già dopo pranzo, è questo: su alcune panchine i cittadini sudamericani belli ciucchi, con giù per il gargarozzo birre ghiacciate a pioggia. Su altre, i pusher magrebini che spacciano. Sai che partite a pingpong-giro. Sì, quelle giocate, come spiega Rocca “a suon di bottigliate e di coltellate. Che poi, non capisco proprio, già prima del Covid era stato segnalato il modus vivendi di Corvetto. I cittadini avevano lanciato l’accorato appello alle istituzioni: qui è pericoloso!”. Ma che problema c’è ,suvvia: un torneo di ping pong con il pubblico in panchina e tutto si sistemerà.
Marco Gregoretti