Sono 162 gli affiliati all’Isis in Italia. Il loro compito: portare avanti per conto del Califfato la jihad, la guerra all’Infedele. In altri termini: pronti a colpire con atti terroristici in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, contro qualsiasi persona, con qualsiasi tipo di arma, compresi i coltelli di ceramica. Sono i servizi segreti israeliani, Il Mossad e altri apparati di intelligence, a fornire la segnalazione anche all’Italia. Il report, un minuzioso lavoro di monitoraggio dei “movimenti dello Stato islamico in Occidente” (come mi precisa una fonte italiana), illustra una situazione preoccupante, allarmante. In sintesi: centinaia di infiltrati in tutta Europa stanno pianificando attacchi in simultanea in almeno dieci Paesi.
Dopo il “posizionamento” dei terroristi di Isis arrivati in Europa attraverso gli sbarchi dei profughi sulle nostre coste, si apre ora la fase operativa. L’esercito di Al Baghdadi, che a Parigi il 13 novembre 2015 ha fatto le prove generali dell’attacco all’Europa, può contare su molti effettivi in organico: oltre ai 162 in Italia, 622 in Gran Bretagna, 350 in Francia, 220 in Germania, 125 in Svezia, 83 in Olanda, 75 in Belgio, 43 in Danimarca. Almeno 1680 in totale, dunque.
Sbaglia chi li definisce lupi solitari: possono avvalersi di una rete perfettamente funzionante di seconde e terze generazioni dotate di regolari passaporti rilasciati da Paesi europei. Il loro compito “oscuro e silenzioso” è quello, come riferisce sempre la mia fonte “di monitorare l’ambiente e organizzare eventuali attacchi”. Molti Jihadisti, sempre secondo il report dell’intelligence israeliana, sono arrivati in Europa con documenti falsi e curricula professionali utili per mimetizzarsi nel tessuto sociale: operatori dei media, informatici, traduttori. Non amo molto i commenti. Però una cosa vorrei dirla: il Mossad difficilmente sbaglia. Abbandoniamo inutili buonismi e cerchiamo di capire la realtà: non sempre domina il caso.
Marco Gregoretti