Dicono che Aldo Moro, statista democristiano capace e lungimirante, detentore e depositario (insieme a pochissimi altri) di tutte le logiche, le strutture e i nomi e i cognomi della rete di controspionaggio italiano (stay behind), feroce, anche se apparentemente conciliante, anticomunista, sia stato sequestrato il 16 marzo 1978 nei pressi della sua abitazione romana, in via Fani, e ritrovato cadavere nel bagagliaio di una Renault 5 rossa, il 9 maggio di quello stesso anno. In via Caetani, giusto in mezzo tra Botteghe Oscure, sede della direzione nazionale del Pci e Piazza del Gesu’, indirizzo del palazzo della Democrazia Cristiana. Ma quel copione, apoteosi delle bugie e dei depistaggi delle intelligence di mezzo mondo (Kgb in primis, ma anche parte della Cia, del Mossad e del Sid), oramai non regge piu’. Non regge la storiella che Moro sia stato ucciso dal suo partito, è ridicola la favoletta che dietro ci fosse la P2, nessuno puo’ ancora ritenere seria la storia del coinvolgimento della sedicente Banda della Magliana. Fanno acqua tutte le ricostruzioni sulla prigionia, sui covi, su chi abbia deciso di ucciderlo e perché, facendo saltare per aria tutta la rete dei nostri agenti segreti che operavano oltre le linee, molti dei quali, proprio per questo, sono morti in strani incidenti, improbabili suicidi, improvvisi attacchi di cuore. Nessuno ha ancora spiegato perché nei risvolti dei suoi pantaloni ci fosse della sabbia, finita li’ poche ore prima della morte, assolutamente compatibile con quella del litorale laziale. Sarebbe anche interessante che qualcuno raccontasse dove si trovano ora tutti gli investigatori della centrale operativa che dispose i primi interventi la mattina dell’annuncio del rapimento. E anche come mai la Radio militante di estrema sinistra, Radio Città Futura, diede notizia di quel fatto mezz’ora prima che si verificasse. Altre domande le lascio per ora in sospeso. Ma una la faccio. E la faccio perché il documento che pubblico è davvero incredibile e mette in dubbio perfino la data del sequestro di Moro. Potrebbe non essere vero nulla di tutta quella vicenda che ha cambiato il volto dell’Italia, che ha rappresentato il vero colpo di Stato (altro che golpe borghese) anche se nessuno vuole dirlo o ammetterlo. La domanda è questa: quando è stato rapito Moro? In quel documento ufficiale a distruzione immediata c’è scritto che l’agente del controspionaggio, il Comsubin G-71, doveva essere a Beiruth il 6 marzo 1978 (10 giorni del 16 marzo!), consegnare all’agente G 219 (capocentro del Sid in Medio Oriente) ordini e documenti utili per la liberazione di Moro. Ancora: il documento è datato 2 marzo. I casi sono due: o il Ministero della difesa sapeva che di li a poco lo statista sarebbe finito nelle mani delle Brigate Rosse, oppure era già stato rapito. Conosco da tanti anni G-71. Ha sempre fatto l’agente operativo ed è tra quelli a cui si deve la cattura dello Sciacallo. Ha combattuto una lunga battaglia contro le istituzioni che, al termine di una missione in Medio oriente durante la quale rischio’ la vita, lo “cancellarono”: non risultava piu’ la sua esistenza. Hanno provato a delegittimarlo in tutti i modi perché, lui ne è certo, aveva questo documento che inguaiava molti intrecci internazionali. Ma questa è un’altra storia. E’ la storia di un uomo molto particolare, sicuramente interessante, non sempre con un carattere facile. Io questo documento ve lo faccio vedere. Decidete voi se si tratta di un film. O se è la dura realtà.
Marco Gregoretti